Grezar, 10 anni di cantiere tra fallimenti e ricorsi al Tar

Due anni ancora, a meno di ulteriori intoppi. Diventeranno, se l’ultima previsione sarà rispettata, dieci in tutto. Dieci anni per concludere la riqualificazione dello stadio Grezar, avviata nel 2005. Inizialmente il cronoprogramma prevedeva la conclusione, con la “nascita” della nuova struttura, alla fine del 2008. Termine slittato poi con scadenza rifissata all’autunno 2010. E ancora alla primavera del 2012. Ora si parla di gennaio-febbraio del 2015, Patto di stabilità permettendo. Un mega-cantiere in lotti nato sotto una cattiva stella. Il primo progetto definitivo approvato risale al 2000, quando in Comune l’epoca era quella di Riccardo Illy sindaco. Tra risorse da reperire per finanziare l’opera e questioni logistiche contingenti (la Triestina si allenava sul campo del Grezar, così come facevano - lungo la pista in tartan - gli atleti tesserati per la Fidal), il tempo era passato. Sino all’accelerazione, materializzatasi nell’era-Dipiazza in Municipio.
Mercoledì scorso la singolare cerimonia di “inaugurazione” parziale - cioè della sola pista di atletica alla Fidal - voluta dal Comune, oggi amministrato dalla giunta Cosolini, appuntamento che tante critiche si è attirato. E sul quale lo stesso cittadino, ieri, ha preferito «glissare» evitando ogni commento. L’iniziativa - con regia unica dell’assessore allo Sport Emiliano Edera - non gli è piaciuta. In pratica è stata solo consegnata alla Fidal la pista di atletica (intervento realizzato dalla «ditta Mondo con un piccolo lavoro a parte perché di carattere tecnico non edilizio», ovvero al di fuori dei lotti della ristrutturazione generale, spiega Edera). Per gli allenamenti. Niente gare, nessuno spettatore. Perché il pubblico, al Grezar, non ci può andare: devono prima essere conclusi, tutt’attorno alla pista, i lavori alla struttura. Ad oggi fermi. Per questioni giudiziarie.
Facciamo qualche passo indietro: le sfortune del nuovo Grezar affondano le loro radici nel 2010. Quando, il 28 gennaio, la ditta che nel 2009 si era aggiudicata l’appalto per portare avanti il cantiere, la Scarcia&Rossi, è costretta a dichiarare fallimento. «Un grande dispiacere. Si trattava di un’azienda di persone serie», ricorda Paris Lippi, in quel periodo vicesindaco e assessore allo Sport del Comune. Il cantiere “incompleto” ha infatti una sua trasversalità politica: avviato col centrodestra di Dipiazza («ci siamo impegnati io e Franco Bandelli», sottolinea con forza Lippi), è passato in consegna - dopo le elezioni del maggio 2011 - al centrosinistra di Roberto Cosolini. Ereditato. Per la dilatazione dei tempi. Nell’ambito dell’iter fallimentare della Scarcia&Rossi, era stata individuata la soluzione per tentare di concludere i lavori il prima possibile. Con affitto di ramo d’azienda, era subentrata infatti la ditta Riccesi.
Ma un’altra partita si era intanto aperta: quella giudiziaria, con la Soimper Costruzioni di Carmignano sul Brenta andata a presentare ricorso al Tar contro l’aggiudicazione dell’appalto alla Scarcia&Rossi. Il tribunale aveva dato ragione nell’autunno 2011 alla ricorrente, rendendo nullo il contratto d’affitto della Riccesi. Ergo, lavori bloccati. E altro ricorso della Soimper, terza classificata nella gara d’appalto, contro la seconda della graduatoria, il consorzio d’imprese Crea. Di fine 2012 è la notizia della nuova sentenza del Tar, che non ha accolto questo ricorso. «Non mi risulta ve ne sia stato uno nuovo contro la pronuncia entro i 60 giorni utili», fa il punto Edera. Il Comune attende ora notizie dal consorzio Crea e spera in indicazioni confortanti sul fronte del Patto di stabilità. Per rispettare il nuovo termine di consegna della struttura. Nei primi mesi del 2015.
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