Grimaldi: «Pronti a prendere una banchina nel Porto di Trieste in concessione diretta. C’è concorrenza sleale»

L’accusa al competitor danese: «Ha il suo spazio assegnato dall’Adsp da gestire ma occupa il terminal Hhla dove ci siamo noi»

Diego D'Amelio
L’ad Emanuele Grimaldi
L’ad Emanuele Grimaldi

Dopo la quarta nave, Grimaldi già pensa alla quinta per andare alla conquista dell’autostrada del mare fra Trieste e la Turchia. L’ad Emanuele Grimaldi accusa Dfds di «concorrenza sleale», rivendica di aver messo la freccia sui danesi e loda l’Autorità portuale per alleggerire la Piattaforma logistica da due traghetti dei concorrenti. E poi sgancia la bomba: la compagnia è pronta a prendere in concessione una banchina nel porto di Trieste e attivare linee per il trasporto di autoveicoli.

Porto di Trieste – Istanbul, Grimaldi schiera la quarta nave
Una nave Grimaldi in una foto d'archivio

È la prima intervista a un organo di stampa triestino. Cosa dice a città, operatori portuali e istituzioni?

«Grimaldi è molto affezionata a Trieste. Il mio primo compito in azienda, molti anni fa, fu seguire le nostre linee su Trieste. Da un anno abbiamo iniziato un nuovo collegamento con la Turchia e stiamo avendo successo grazie a navi competitive, efficienti e sostenibili, con capacità di oltre 500 trailer ciascuna, che consumano quanto le navi da 250 unità della concorrenza. A Trieste arriva un armatore italiano, di successo, trasparente, che impiega personale italiano, paga le tasse in Italia e può tenere più bassi i noli. Una buona notizia».

Porto di Trieste, il ministero indica Marco Consalvo come nuovo presidente
Marco Consalvo

Avete inserito una quarta nave sull’autostrada del mare. Dove volete arrivare e a che punto è la conquista delle quote di mercato?

«Dopo un anno di lavoro portiamo più carico del nostro concorrente sulle linee da e per l’area di Istanbul. Sulla tratta viaggiano 5 mila semirimorchi a settimana fra andata e ritorno: oggi Grimaldi ne totalizza oltre 3 mila con 4 navi e Dfds copre il resto con 6. L’obiettivo è di crescere ancora e magari arrivare a 5 navi grandi da 500 unità ciascuna».

Significherebbe espellere Dfds dalla tratta.

«Non è vero: probabile che il mercato cresca a 6-7 mila unità, perché una parte dei volumi da e per la Turchia si muove ancora via terra. Così crescerebbe il traffico complessivo del porto, tanto più se potrà esserci la pace e la ricostruzione della Palestina».

Qual è la sua versione rispetto alla battaglia con Dfds?

«La nostra vittoria si basa su competitività e riduzione delle emissioni. Gli altri resistono intasando il terminal che usiamo: non fa onore a una grande azienda come Dfds, che con i numeri attuali non ha più bisogno di operare in Piattaforma logistica».

Loro vi accusano di dumping, voi parlate di monopolio. È vero che avete abbassato i noli fra Trieste e Istanbul del 50% e come sostenete economicamente una strategia così aggressiva?

«Forse del 30-40% e terremo questo livello, che è sostenibile grazie a navi più efficienti, con portata doppia e lo stesso equipaggio. Siamo figli non del dumping ma dell’innovazione, al contrario di chi ha investito nel monopolio e oggi combatte con armi obsolete».

Grimaldi e Dfds si prendono a sportellate e i clienti risparmiano, ma i volumi del porto sono immutati: dov’è il vantaggio per Trieste e per l’occupazione, che rischia di precarizzarsi?

«Siamo in un momento di crisi: ampia parte del traffico è legata all’automotive in difficoltà. Sono convinto che i numeri cresceranno e dico che oggi, senza competizione, la tratta non sarebbe stabile ma perderebbe il 20% a causa delle tensioni internazionali».

Chiedete che Dfds lasci del tutto la Piattaforma?

«Dfds ha le sue banchine e deve giustificare la concessione crescendo. È loro interesse spostare tutti i volumi nel proprio terminal e assicurare lavoro ai propri dipendenti».

Autorità e Mit vi appoggiano, ma alcuni operatori e sindacati parlano di “eccesso di ingerenza pubblica”. Come replica a chi sostiene l’idea di una vostra posizione privilegiata con il ministro Salvini?

«Ci siamo rivolti alle autorità che hanno l’onere di verificare l’andamento dei traffici. Noi portiamo concorrenza, lavoro e sostenibilità: mi fa specie che ci sia qualcuno che non sia d’accordo. Lo scandalo semmai è il contrario. Il Mit e l’Autorità hanno fatto bene il loro lavoro. Nessun rapporto privilegiato, mentre altri abusano della propria concessione e occupano un terminal per farci concorrenza sleale».

Msc – che è socio di Hhla nella Piattaforma – è intervenuta chiedendo al Mit di ascoltare Dfds...

«Una cosa fra amici danesi (il ceo di Msc Soren Toft è danese, come Dfds, ndr)».

Se lei e Torben Carlsen di Dfds vi sedeste al tavolo, sarebbe possibile la tregua?

«Accordi di cartello sono vietati per legge (ride)».

La Piattaforma è congestionata: cosa serve per farla lavorare meglio? Quanta merce spostate su ferro?

«Dobbiamo aumentare i treni verso Nord Italia ed Europa centrale, appunto: puntiamo a una quota del 70% ».

Oltre alla rotta turca, Trieste è appetibile per altre connessioni e tipi di traffico?

«Speriamo ci sia posto, perché siamo forti nel traffico automobilistico che abbiamo già avviato a Monfalcone. Mercedes e Volkswagen possono trovare in Trieste il miglior porto possibile per l’export».

Se fosse disponibile, valuterebbe di prendere in concessione un molo in porto?

«Sicuramente».

Un presidente dell’Autorità portuale in carica avrebbe potuto gestire meglio le frizioni? È vero che grandi gruppi dialogano con le istituzioni sulle nomine?

«Parliamo solo se è richiesto o se esistono conflitti di interessi. Trieste e gli altri porti sono in transizione, per tanti fuochi incrociati. Speriamo la situazione si sblocchi con la scelta di persone competenti».

Il progetto del Molo VIII: ha senso costruire una banchina container a Trieste in una fase di calo così netta o la crisi è momentanea?

«Non sono sufficientemente preparato per rispondere».

Proporrete di lavorare in autoproduzione, impiegando per carico e scarico vostro personale imbarcato invece dei portuali triestini?

«Lo facciamo raramente. Abbiamo un ottimo rapporto con le Compagnie lavoratori portuali, valorizziamo molto i nostri lavoratori senza farci grande pubblicità e abbiamo un grande approccio sociale, anche attraverso la Fondazione Grimaldi».—

 

Riproduzione riservata © Il Piccolo