Guariniello: amianto, disastro ambientale

«I rischi legati all’amianto non riguardano soltanto i lavoratori, ma tutti i cittadini. Si tratta di un problema di stretta attualità presente in ogni angolo del mondo. Quando si esaminano le accuse ai vertici delle imprese non c’è da considerare solo l’omicidio colposo, ma anche un altro reato poco conosciuto, che è quello di disastro ambientale, non sempre immediatamente percepibile ma che al contrario si realizza in un arco di tempo prolungato».
Ha esordito con questo concetto il magistrato Raffaele Guariniello, Sostituto procuratore della Repubblica di Torino e già pubblico ministero nello storico processo ai vertici della Eternit di Casale Monferrato, nel suo intervento alla conferenza giuridica organizzata dall’Eara, l’associazione europea per i rischi dell’asbesto, alla Stazione Marittima e moderata dal giornalista del Corriere della Sera Giampiero Rossi. Un dibattito nel corso del quale è stata sottolineata la necessità di un forte coordinamento tra tutti gli attori che concorrono alla soluzione del problema amianto.
Esaminata in modo particolare l’esigenza della creazione di una Procura nazionale in materia di amianto ed altri rischi ambientali, tema che ha dato il titolo allo stesso convegno. «Nel nostro Paese ci sono luoghi in cui i processi non si fanno nemmeno e dunque c’è il senso di una giustizia negata - ha continuato Guariniello -. In sostanza l’autorità giudiziaria è ancora insufficiente e inadeguata: ecco allora la necessità di una super Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro, con la peculiarità della partecipazione attiva, nel senso che deve fare i processi, sullo stile di quello che è il modello francese. In Italia ci sono 120 procure ed è comprensibile come, sotto il profilo organizzativo, non sia possibile condividere e portare alla soluzione questo tema così complesso: se non ci decidiamo a passare dalle parole ai fatti non otterremo mai nulla».
Durante il dibattito attenzione specifica è stata riservata all’analisi del territorio regionale, particolarmente esposto ai casi di amianto, su tutti quelli tristemente noti della Fincantieri di Monfalcone e della Grandi Motori di Trieste, tanto che le province di Trieste e di Gorizia risultano tra quelle più colpite in Italia da malattie legate all’amianto, nello specifico il mesotelioma polmonare, con 50 casi registrati ogni anno contro i 5 di media nazionale. «Il problema maggiore è quello della conoscenza dei fatti e dell’acquisizione di informazioni nel corso delle indagini - ha detto Michele Dalla Costa, Procuratore della Repubblica di Trieste -. A Trieste abbiamo creato una sorta di banca dati sotto la garanzia dell’autorità giudiziaria: si tratta di archivi informatici che si scambiano continuamente le informazioni e che sono in grado di ricostruire la storia di ogni singolo individuo. Va sottolineato però - ha aggiunto Dalla Costa - come ci sia una estrema difficoltà nell’individuare la responsabilità penale attraverso i segmenti di vita lavorativa, così come nel fare un processo alla politica industriale».
Concetti questi ripresi anche da Caterina Aiello, Procuratore della Repubblica di Gorizia. «Nella nostra provincia sono oltre duemila le denunce arrivate per malattie correlate all’amianto, il che significa un lavoro lungo e complicato vista anche la latenza elevata della malattia. Ecco dunque la necessità di un pool stabile che possa esaminare le migliaia di documenti: in sintesi serve una Procura nazionale, con una prassi investigativa rafforzata ad hoc, che possa dimostrare l’esposizione colpevole all’amianto e impedire in questo modo le conflittualità dei vari processi e le difformità che ne derivano».
Pierpaolo Pitich
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