Guerra di video sull’assalto dei no global

Stesse immagini, quelle girate dalla Scientifica, e montaggi diversi: uno fatto dalla Digos e consegnato ai giudici dal pm, l’altro prodotto invece dal difensore di un imputato. In palio nessun Oscar per il miglior taglio della pellicola, bensì la possibilità di dimostrare chi - tra poliziotti in assetto antisommossa e no global determinati a occupare la Prefettura - ha spinto di più e, soprattutto, per primo. Chi, stringi stringi, ha caricato.
Dalla battaglia delle carote nasce, dunque, una guerra in sede giudiziaria. La guerra dei video. La battaglia delle carote è quella del 14 novembre del 2012, quando alla testa di un corteo di centinaia di studenti - coinvolti nella giornata europea di protesta contro l’austerity - ci fu un gruppo riconducibile alla sinistra antagonista che tentò l’assalto al Palazzo del governo di piazza Unità. Il simbolo del potere da combattere, in cui entrare e poter inscenare un’assemblea pubblica. Le carote c’entrano eccome: la Prefettura e di conseguenza i celerini che ne difendevano l’accesso furono bersaglio di un lancio di carote, appunto, eppoi di uova e bottiglie di plastica vuote. Il prologo al parapiglia che se ne scatenò, che registrò cinque feriti - quattro tra i manifestanti e uno tra le forze dell’ordine - e che vede ora a giudizio 14 persone (si legga il riquadro, ndr), tra cui il leader morale della Casa delle culture Luca Tornatore nonché Alessandro e Mattia Metz, ovvero l’ex consigliere regionale dei Verdi e suo figlio. L’accusa formulata dal pm Federico Frezza è di violenza e/o minaccia aggravata ai danni di pubblico ufficiale.
L’udienza ieri è stata spostata nell’aula della Corte d’Assise - quella grande in cui si celebra l’apertura dell’anno giudiziario - proprio perché dotata del videoproiettore necessario a visionare le immagini. Dopo un avvio non privo d’imbarazzi, in quanto la stessa apparecchiatura ci ha messo un po’ a funzionare, in aula è così potuto calare il buio. Non prima, però, che il giudice Filippo Gulotta, presidente del Tribunale penale e del collegio designato per questa causa (i due giudici a latere sono Francesco Antoni e Marco Casavecchia), avesse provveduto a “riprendere” con le buone uno dei sei imputati presenti all’udienza, Andrea Zacchigna, che nel frattempo s’era messo un elegante cappello antisole. «Ricordo a tutti che siamo in un’aula di giustizia, quindi chi ha il cappello se lo tolga».
Sullo schermo sono passate le immagini di quattro brevi file video «di sintesi», illustrate a voce dall’ispettore capo della Digos Walter Lenassi, che ha ricordato come quel giorno ci fosse stato «un tentativo di sfondamento per accedere alla Prefettura» da parte dei manifestanti, con atti di «violenza» costituiti da «lanci di carote e delle cassette di plastica che le avevano contenute, di penne, bottigliette e quant’altro» e da «spintonamenti» ai poliziotti, messi a cordone di sicurezza dapprima sul portone eppoi sotto il porticato esterno, più avanti, «per respingerli». Quella, così il pm Frezza, «non fu un’avanzata» improvvisa a mo’ di carica, ma «uno spostamento in avanti» mentre la massa si faceva «avanti». Di tanto in tanto il funzionario della Digos fermava le immagini indicando la presenza, nelle prime file, dei vari imputati: «Li conosco tutti». Scene, ha aggiunto Lenassi, condite da insulti verso gli agenti e dalle parole amplificate da un camioncino in particolare di Tornatore e Alessandro Metz che «incitavano all’ingresso in Prefettura». «E qua partono due manganellate», si è sentito dire in sottofondo dallo stesso Zacchigna.
Finita quella della polizia, ecco l’altra campana. L’avvocato Antonella Mazzone, difensore di Zacchigna, ha tirato fuori un secondo dvd, con una serie di minifile video, dalla durata complessiva di un quarto d’ora, di cui ha chiesto e ottenuto la visione e l’acquisizione agli atti. «Da queste immagini - ha fatto eco l’avvocato Alessandro Carbone, che difende Alberto Rigo e Tommaso Cucinella, allora rappresentanti delle superiori - si capisce che a un certo punto c’è uno spostamento del corteo e del cordone della polizia, che si ritrova “disassata”. Da lì parte la sua carica, mentre le prime file dei manifestanti avanzano a loro volta poiché subiscono il contraccolpo dalle file posteriori». Una tesi su cui non è intervenuto l’avvocato Luca Maria Ferrucci, il difensore di tutti gli altri, che confida più che sugli “highlights” sui filmati originali, comunque tra gli atti processuali. Fanno una decina di ore di materiale girato. Tre ore abbondanti per altrettanti poliziotti che filmavano.
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