Hestambiente a caccia di sorgenti d’acqua

Domani un sopralluogo in via Errera. Si cercano nuovi canali per “rifornire” il termovalorizzatore
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera
Il gruppo Hera è veramente una grande multiutility, perché, ai tradizionali quattro settori in cui organizza le proprie attività, ha aggiunto la rabdomanzia. La controllata Hestambiente ha chiesto un paio di mesi fa alla Regione l’autorizzazione a cercare acque sotterranee in via Errera 11, indirizzo che coincide con lo stabilimento del termovalorizzatore. La pratica è seguita dal “servizio gestione risorse idriche” con sede a Gorizia.


Domani – aggiunge una breve nota regionale ripresa dall’Albo Pretorio comunale – avverrà un sopralluogo al quale «potrà intervenire chiunque vi abbia interesse», con appuntamento alle 10 davanti all’inceneritore. Ma perché il termovalorizzatore triestino è “assetato”? Lo spiega il direttore della produzione di Herambiente Paolo Cecchin, ingegnere fiorentino 55enne, con precedenti lavorativi nell’Ansaldo, nella Knorr Bremse, nella Falck. «L’impianto – dice il manager – è un importante consumatore di acqua e la risorsa idrica è fornita dalla rete di AcegasApsAmga». Cioè, sgorga dai pozzi di prelievo vicini all’Isonzo e scorre lungo le tubature dell’utility triestino-padovano-isontino-udinese. «Si tratta di un percorso – riassume Cecchin – lungo e costoso, quindi, in una logica di risparmio energetico, cerchiamo di individuare fonti alternative di approvvigionamento».


I volumi idrici “bevuti” dal termovalorizzatore sono cospicui: parliamo – calcola Cecchin – di 60mila metri cubi al mese, oltre 700mila all’anno. Quantità che classificano l’impianto di via Errera ai primissimi posti dell’utenza triestina, superato solo dalla Ferriera. Il manager si mantiene molto prudente su quello che si potrà trovare nel sottosuolo di via Errera: «Abbiamo commissionato uno studio in base al quale scaveremo un pozzo di prova. Al momento non siamo in grado di stimare quantità e qualità dell’acqua, è un test tutto da costruire. Quella che serve al funzionamento del termovalorizzatore è risorsa idrica non salina». Fonti aziendali ritengono che 700mila metri cubi di acqua possano rappresentare il consumo di un aggregato urbano da 3mila abitanti.


La storia dei termovalorizzatori triestini comincia nel 1972 con l’inceneritore di Giarizzole, che servirà la città fino al 1999. Poi la stagione di via Errera, prima con due linee di incenerimento da 204 tonnellate cadauna di rifiuti bruciati al dì. Errera 2 divenne rapidamente Errera 3, con l’aggiunta di un’ulteriore linea dotata della stessa potenzialità produttiva. Tra la primavera e l’estate del 2015, a distanza di tre anni da quando Hera aveva acquisito AcegasApsAmga, la capogruppo decise di trasferire i termovalorizzatori di Trieste e di Padova in un’apposita società, Hestambiente: una srl, con un capitale sociale di un milione e 10mila euro, partecipata al 70% da Herambiente e al 30% da AcegasApsAmga. Insomma, si tratta di un asset Hera al 100%.


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