«I cambi di turno rischiano di creare una falla nel 118»

La denuncia dell’Associazione anestesisti e del sindacato medici italiani Chiesta all’Ass1 una retromarcia sui 10’ concessi agli operatori per vestirsi
Di Piero Rauber
Lasorte Trieste 27/06/2006 - Ospedale Cattinara - Pronto Soccorso
Lasorte Trieste 27/06/2006 - Ospedale Cattinara - Pronto Soccorso

Se vestirsi e svestirsi è lavoro, e come tale rientra nell’orario di servizio, quando il turno cambia - quando chi se ne va ha diritto a 5 minuti per cambiarsi prima di “timbrare” e chi arriva ne ha altrettanti dopo aver “timbrato” - a rigor di logica si può creare un “buco”di 10 minuti che può costare caro. E per capire quanto caro basta pensare che il lavoro di cui qui si dibatte non è una fabbrica o una scrivania bensì il 118. Il lavoro di chi corre per salvare la vita degli altri. È così che la mettono giù due sindacati di categoria - l’Aaroi Emac, l’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani, e lo Smi, il Sindacato medici italiani - che hanno scritto tra fine maggio e inizio giugno due lettere dai toni decisamente espliciti indirizzate in stereo al direttore generale dell’Azienda sanitaria Nicola Delli Quadri, al direttore sanitario della stessa Ass 1 Adele Maggiore, al responsabile proprio del 118 Vittorio Antonaglia e per conoscenza al capo delle relazioni sindacali Fabiana Bearzi.

Sono lettere in cui, tra le altre cose, viene chiesta ai destinatari una retromarcia rispetto al riconoscimento - “in loco” - dei famosi cinque minuti a inizio e fine turno per la vestizione barra svestizione del personale a bordo delle ambulanze di pronto intervento, figlio per la cronaca di una causa vinta da 63 operatori del 118 con la firma di un atto di conciliazione davanti alla Direzione territoriale del lavoro. Brutto da dire, banale da pensare: è il tempo di un braccio di ferro tra chi lavora sostanzialmente nello stesso “mondo”. Non è un caso che le due missive - che starebbero ricevendo peraltro la sintonia dell’Ugl, sigla estranea alla vertenza dei 63 aperta a suo tempo da Cgil, Cisl, Uil e Nursind - siano state scritte e spedite proprio in questo periodo. È il periodo seguente a un grave fatto di cronaca, datato fine aprile, che ha visto l’autista di un’ambulanza preso a testate a Domio dal parente di una persona per la quale quello stesso parente aveva chiesto, e secondo lui atteso troppo, l’intervento del 118. Corre voce che il presunto ritardo contestato dall’aggressore potesse essere riconducibile proprio al “buco” del cambio turno. La consequenzialità aggressione-lettere lo lascia supporre, benché nelle lettere medesime non se ne faccia cenno. In particolare l’Aaroi Emac, per penna del rappresentante provinciale, Alberto Peratoner - esprime «viva preoccupazione per alcune scelte strategiche e organizzative che la direzione sanitaria di Ass 1 ha intrapreso nella gestione delle risorse umane afferenti al Ss sistema 118. L’interpretazione giurisprudenziale per cui il tempo di vestizione-svestizione, nella fattispecie degli autisti, sia configurato come turno lavorativo ha innescato una discutibile problematica di inserimento di questo tempo nel periodo delle 12 ore del turno sostenuto dall’autista. Si innesca la pericolosissima conseguenza che per un tempo di dieci minuti, per ogni cambio turno, il medico anestesista rianimatore in turno sull’automedica è impossibilitato a raggiungere il target di un’eventuale emergenza sanitaria determinando sicuramente un ritardo nei soccorsi appropriati e in ultima analisi un’interruzione di pubblico servizio». A sua volta Domenico Montalbano, segretario aziendale Smi, segnala «come il periodo di sperimentazione del cambio turno degli autisti dell’automedica abbia estrinsecato gravi scoperture nella continuità del soccorso», foriere di potenziali grossi problemi che «fino ad ora solo grazie alla diligenza del personale si sono potuti ovviare».

@PierRaub

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