I carabinieri studiano la ritirata dalla stazione di San Martino

La razionalizzazione costringe l’Arma a riorganizzare la presenza sul territorio Il prefetto: «Tutto ancora da definire». Preoccupati gli abitanti del paese
Bumbaca Gorizia 09.02.2021 San Martino del Carso caserma Carabinieri © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 09.02.2021 San Martino del Carso caserma Carabinieri © Foto Pierluigi Bumbaca

Stefano Bizzi / Sagrado

Il futuro della stazione carabinieri di San Martino del Carso è incerto. Nell’ambito di una razionalizzazione delle forze sollecitato dal comando regionale, il presidio della frazione sagradina è destinato alla chiusura. Per il momento non sono stati stabiliti i termini temporali dell’addio e questo, a livello locale, lascia aperta una porta alla speranza, a un possibile retrofront.

L’ipotesi è stata illustrata nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato il prefetto di Gorizia Massimo Marchesiello, il comandante provinciale Luciano Giuseppe Torchia e il sindaco di Sagrado Marco Vittori. Nell’occasione il primo cittadino ha sollevato osservazioni riguardo agli svantaggi che una chiusura della stazione di San Martino poterebbe al territorio e, viceversa, i vantaggi del suo eventuale mantenimento. E proprio qui si gioca la partita. L’Arma ha bisogno di riorganizzarsi per razionalizzare le proprie forze e sulla carta una presenza nella piccola comunità carsica appare poco importante. Bisognerà quindi vedere se le argomentazioni del sindaco Vittori sono state abbastanza convincenti per il Comando generale. «Se ne sta parlando ma non è ancora deciso nulla», si limita a dire il prefetto Marchesiello.

Intanto a San Martino la notizia della chiusura è data come certa, anche se non imminente, ed è di dominio pubblico. «Quando l’ho saputa - osserva l’ex sindaco ed ex assessore provinciale Marino Visintin -, sono rimasto un po’ male, come tanti altri compaesani, non solo perché come sanmartinari abbiamo avuto da sempre un ottimo rapporto con il personale, ma anche perché la caserma era un simbolo, l’ultimo, di una presenza di strutture dello Stato, ed in particolare dell’esercito, sul Carso goriziano».

«Mi rendo conto - aggiunge - e non sono il solo, che le motivazioni di difesa del territorio goriziano non sono più quelle che si reputavano necessarie a cavallo degli anni Cinquanta, quando fu schierato l’esercito nel Vallone; va da se, però, che la presenza di un nucleo di persone dedite alla prevenzione di reati in un’area abbastanza vasta e poco abitata, peraltro sprovvista di altre strutture, seppur minime, di controllo del territorio è sicuramente una garanzia affinché venga mantenuta quella tranquillità ambientale e sociale a cui siamo abituati».

Auspicando che l’Arma decida in maniera autonoma di soprassedere, Visintin ricorda quindi come l’area di San Martino e del Monte San Michele, con il museo della Grande guerra, rappresenti un sito storico molto importante per gli italiani. «È un’area la nostra che deve essere rispettata e anche salvaguardata e al fine di evitare che si possano presentare situazioni non conformi alla regola, la presenza della caserma non solo è utile, è anche necessaria». —

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