I cent’anni di Gino Colaussi il campionissimo gradiscano

GRADISCA. La città di Gradisca onorerà il suo eroe “mundial”. Rischiava clamorosamente di passare sotto silenzio il fatto che quest'anno ricorre il centenario della nascita di Gino Colaussi, leggendario attaccante della Triestina e della nazionale di Vittorio Pozzo, con cui si laureò campione del Mondo a Francia '38 segnando addirittura due reti nella finalissima con l'Ungheria.
Ma l'appello rivolto dal Piccolo al sindaco della cittadina isontina, Franco Tommasini, non rimarrà inascoltato.
«Faremo in modo che la figura di questo illustre concittadino sia onorata come merita, magari proprio al vernissage del Torneo Internazionale giovanile di calcio Città di Gradisca», è l'impegno preso dal primo cittadino.
Gino Colaussi (all’anagrafe originariamente Luigi Colàusig, poi il nome verrà italianizzato in epoca fascista) nasce a Gradisca d’Isonzo il 4 marzo 1914.
È stato il primo calciatore italiano a siglare una doppietta in una finale del Campionato del Mondo di calcio, nonchè è tuttora il terzo più giovane marcatore di sempre in serie A (16 anni, 7 mesi, 29 giorni).
Cresciuto nel vivaio della squadra della sua città, l’Itala Gradisca, figlio di agricoltori ed apprendista ciabattino, Gino Colaussi si affaccia giovanissimo al grande calcio quando lo nota la Triestina.
A quei tempi – siamo negli anni Trenta – la formazione rosso alabardata milita nel massimo campionato italiano, guidata in campo da personaggi poi entrati nella leggenda, come Nereo Rocco e Pietro Pasinati.
Il giovanissimo “Ginut”, ragazzone di umili origini, si presenta agli allenamenti in treno, alle volte addirittura in bicicletta, con gli scarpini avvolti in una pagina di giornale. Gli bastano poche sedute per convincere tutti di essere pronto per un posto in prima squadra.
L’esordio arriva nella stagione 1930-1931. Colaussi è quello che un tempo si definiva un’ala sinistra: grande rapidità, primo passo fulminante, conclusione potente e precisa. Con la casacca della Triestina disputerà ben 11 stagioni consecutive, disputando 275 incontri e realizzando 47 reti. Un simile rendimento gli varrà ben presto la chiamata in quella che è tuttora la Nazionale azzurra più vittoriosa di sempre: quella guidata in panchina dal commissario tecnico Vittorio Pozzo, già Campione mondiale del 1934 in Italia e Olimpica nel 1936 a Berlino.
L’esordio di Colaussi avviene l’anno prima, il 27 ottobre 1935 contro la Cecoslovacchia. In azzurro metterà assieme 26 presenze e ben 15 centri. Le sue reti più celebri, tuttavia, rimarranno sempre quelle realizzate nella finalissima del Campionato Mondiale disputato in Francia nel 1938.
Dopo avere segnato ai transalpini padroni di casa e al quotato Brasile, Gino Colaussi siglerà infatti le prime due reti nella finalissima contro l’Ungheria, spianando il successo al secondo titolo mondiale consecutivo della squadra di Pozzo. Poco dopo lo imiterà il compagno di squadra Silvio Piola.
Secondo certa letteratura sportiva si deve a Colaussi l’invenzione del gesto tecnico del “doppio passo”, storicamente attribuito invece al centrocampista del Bologna Amedeo Biavati.
A raccontarlo è il giornalista Dante di Ragogna, custode della memoria del calcio giuliano.
Dopo undici stagioni in alabardato, intervallate dal biennio alla Juventus e dall'esperienza al Vicenza, Colaussi chiuse la carriera a Padova, nel 1948. Come allenatore ha esordito nella Ternana (serie C, stagione 1949-1950. Seguirono le esperienze al Campobasso e in Sardegna alla Tharros (Oristano).
A causa delle difficoltà economiche di alcuni club e di qualche investimento poco fortunato, la situazione economica di Colaussi andò lentamente peggiorando.
Arrivò anche al punto di offrire in pegno la medaglia d'oro di campione del Mondo conquistata nel 1938. Tentata anche una fugace avventura in Libia, ormai ridotto in miseria, in età avanzata Colaussi si vedrà riconosciuto un vitalizio statale.
Luigi Colàusig, una delle più grandi ali del calcio italiano, muore in povertà nel 1991 a Trieste.
Nella città giuliana gli viene intitolata una delle due tribune dello stadio “Nereo Rocco”, mentre il suo paese natale, Gradisca d’Isonzo, gli ha dedicato lo stadio comunale.
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