I due corpi a L intervallati da grandi oblò realizzati con l’approccio dell’edificio-città
Nel 1969 l'Istituto autonomo case popolari (IACP) - racconta una scheda del Mibac inserita nel Sistema archivistico nazionale - programma la costruzione di un grande complesso popolare in località...

Foto Bruni 10.12.2017 Quadrilatero di Melara
Nel 1969 l'Istituto autonomo case popolari (IACP) - racconta una scheda del Mibac inserita nel Sistema archivistico nazionale - programma la costruzione di un grande complesso popolare in località Rozzol Melara. Per la progettazione e la direzione dei lavori viene incaricato un gruppo di architetti guidati dallo studio architetti Celli Tognon. Il complesso, concepito nell'ottica dell'edificio-città, si compone di due corpi a L, uno di altezza doppia rispetto all'altro, raddoppiamento evidenziato da uno spazio di distribuzione intermedio ritmato da grandi oblò. Gli appartamenti possono ospitare complessivamente fino a 2500 persone e le loro varie tipologie contribuiscono ad articolare il disegno della facciata senza comprometterne il rigore. La forma planimetrica scelta dai progettisti, il quadrato, evoca la figura della città di fondazione, così come l'intersezione degli assi viari principali che ne solcano il terreno, un cardo e un decumano lungo cui sono dislocati i principali servizi comuni. La figura del quadrato si ripropone anche nella scala inferiore: la griglia che innerva l'intero insediamento suddivide gli spazi, organizza i percorsi, gestisce la relazione fra spazio pubblico e spazio privato, incasellando ogni attività umana. Nell'ottica dei progettisti un tale aggregato di cellule abitative, unito agli spazi per la vita associata e all'elevata concentrazione di abitanti che avrebbero dovuto risiedervi, avrebbe favorito lo sviluppo delle relazioni sociali e il senso di appartenenza a un ambiente comune.
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