«I due Presidenti a Doberdò È stata una giornata storica»

La soddisfazione del sindaco Fabio Vizintin: «In questa terra Mattarella e Pahor hanno voluto ribadire la cultura della pace e l’amicizia fra i due popoli»
Di Ciro Vitiello
Borut Pahor (Presidente Repubblica Slovenia) e Sergio Mattarella (Presidente Repubblica Italiana) - Doberdò del Lago 26/10/2016
Borut Pahor (Presidente Repubblica Slovenia) e Sergio Mattarella (Presidente Repubblica Italiana) - Doberdò del Lago 26/10/2016

«È il giorno più importante della storia di Doberdò». Basterebbero queste parole del sindaco Fabio Vizintin per evidenziare l’importanza della visita presidenziale in un paese di 1.400 anime. Momenti che, forse, non capiteranno mai più.

Pace, amicizia e convivenza nei messaggi dei Presidenti della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella e del suo omologo della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, nella festosa e incredibile giornata di mercoledì vissuta a Doberdò del Lago, terra di confine e cuore dell'Europa moderna, per l'inaugurazione del monumento ai Caduti sloveni della Grande Guerra.

Fin dal mattino, favorito anche da una bella e insperata giornata di sole, il paesetto carsico è stato invaso da centinaia di persone, da decine di telecamere e da cronisti anche da oltre confine. Tutte le strade erano presidiate con discrezione da diversi agenti della Digos e da un elicottero che sorvegliava la zona, mentre attorno al parco c'era un ampio cordone di sicurezza. Attorno alle 13 il lungo corteo presidenziale arrivato da Gorizia sotto la stretta sorveglianza degli agenti di scorta del Quirinale, è stato salutato da lungo applauso dagli alunni del vicino plesso scolastico (oltre 300 ragazzi) che sventolavano le bandierine del tricolore. I due Presidenti erano preceduti dal picchetto d'onore, dai corazzieri del Quirinale e dai militari sloveni che hanno deposto due corone davanti al monumento (opera dell'architetto Cej di Gorizia). Folta la presenza delle istituzioni: la presidente Debora Serracchiani, il vicepresidente del Consiglio Paride Cargnelutti, la vice della Provincia Mara Cernic e il factotum dell'organizzazione Igor Komel del Kulturni Dom di Gorizia, oltre ai rappresentanti dei Comuni dell'Isontino. A pochi giorni dalla sua nomina, ha fatto il suo debutto in una grande manifestazione ufficiale, anche il neo eletto sindaco di Ronchi, Livio Vecchiet. Per la Slovenia fra gli altri c'era il Ministro Gorad Zmavc. Prima dell'arrivo dei due Presidenti, si sono esibiti l'orchestra filarmonica Kras, i cori maschile e femminile Jezero, il coro misto Hrast e le voci bianche Veseljaki. Sono seguiti gli interventi di Mara Cernic, e del sindaco di Aiello, Andrea Bellavite, di Vasja Klavora, ex presidente del Parlamento sloveno, l'ideatore della costruzione del monumento e autore di cinque volumi sulla Grande Guerra. Gli attori Robert Cotic e Pierluigi Pintar hanno, poi, interpretato in divisa militare testi di prosa di Voranc e poesie di Ungaretti. È seguita, poi, la benedizione del monumento con il parroco don Ambroz Kodelja. Dopo gli interventi di Mattarella e Pahor, tutti i cori hanno cantato insieme “O' Doberdò, tomba dei soldati sloveni”. «È il giorno più importante della storia di Doberdò - spiega il sindaco Fabio Vizintin - prima perché 100 anni fa su questo altipiano carsico si combatteva in trincee, si moriva in massa e combattevano soldati di tutte le etnie. Poi perché oggi i due Presidenti hanno ribadito la cultura della pace e dell'amicizia fra i due popoli». Alla fine della cerimonia consueto bagno di folla. Si è allentato un po’ il rigido controllo della sicurezza permettendo a tanti di stringere la mano ai due presidenti. Il corteo delle auto è partito, quindi, a tutta velocità per il pranzo da Trattoria Gostilna Lokanda Devetak sul Monte San Michele. Nel menù presidenziale piatti tipici locali: ravioli con ricotta e menta su crema di piselli, petto di faraona nel lardo alle erbe con purè di patate, come dolce, "rafioi" con crema di mascarpone al rum. Vini del posto.

«A Doberdò, paese simbolo della sofferenza di un'intera generazione di giovani sloveni durante la prima guerra mondiale, la massima autorità dello Stato italiano ha accompagnato il pari grado della vicina Repubblica della Slovenia nell'onorare i caduti sloveni sul fronte dell'Isonzo, i quali a causa degli strani disegni della storia sono stati costretti loro malgrado a schierarsi in entrambi gli eserciti contrapposti, la maggior parte con l'Impero Austro-Ungarico, altri con il Regno d'Italia. Ciò è accaduto nel contesto dell'inaugurazione di un bel monumento scolpito nella dura pietra carsica, immagine molto efficace della tragedia della violenza bellica», hanno evidenziato Andrea Bellavite, presidente del Forum di Gorizia e Igor Komel, presidente del Kulturni dom.

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