I finti finanzieri della Gvt davanti al giudice

Udienza preliminare il 20 dicembre per i 5 banditi che con pettorine false fermavano gli automobilisti
Foto Bruni 21.11.14 Michele Carannante in Corte d'Assise-Enzo Truncellito e Giorgio Nicoli,giudici
Foto Bruni 21.11.14 Michele Carannante in Corte d'Assise-Enzo Truncellito e Giorgio Nicoli,giudici

Era successo sulla Grande viabilità, all’altezza dello svincolo di Cattinara. Addosso avevano la pettorina con su scritto “Guardia di finanza”. Avevano alzato la paletta. «Accosti a destra. Patente e libretto, prego». Con decisione avevano perquisito l'auto e, quando avevano trovato un borsello contenente 75mila euro, erano fuggiti dopo aver colpito con un pugno una delle vittime. I finti finanzieri, riguardo i quali il pm Maddalena Chergia ha chiesto il rinvio a giudizio, compariranno davanti al gip Giorgio Nicoli. La data dell’udienza preliminare è quella del prossimo 20 dicembre.

I nomi sono quelli di Mauro Mazzoleni, 48 anni, Palmiro Bonomelli, 59, Fouad Choukrane, 29, Pasquale Brougnolo, 42, e Salvatore Di Stefano, 34 anni. Difensori sono gli avvocati Maria Pia Maier, Enrico Mastropietro, Massimo Scrascia, Luisa Bonazza, Donatella Majer, Michele Coccia e Anna D'Amato. Sono accusati a vario titolo di due colpi. Il primo, quello riuscito, del 2 marzo scorso, eppoi quello sventato dalla Mobile avvenuto il mese dopo. La data incriminata, come detto, è quella del 2 marzo. Vittime due agenti di commercio, rappresentanti di una ditta di elettrodomestici di Vicenza che viaggiavano a bordo di una Mercedes proveniente, si saprà poi, da Umago, dove avevano ritirato 75mila euro alla filiale Unicredit. I due rappresentanti erano stati presi alla sprovvista. Appunto perché i rapinatori indossavano pettorina di colore blu con la scritta "Guardia di finanza". Quando uno dei cinque aveva alzato la paletta, il conducente della Mercedes aveva accostato fermandosi a pochi metri dalla loro auto, un'Audi station wagon di colore scuro. Dopo che la Mercedes si era fermata, il finto finanziere si era avvicinato e aveva per l’appunto chiesto i documenti. Poi il malvivente aveva perquisito l’auto dei vicentini. «È solo un controllo, siamo vicini al confine...», aveva spiegato.

Così i due occupanti dell’auto, assolutamente ignari del fatto che avevano a che fare con dei banditi, si erano messi in parte. Gli altri avevano aperto il bagagliaio e controllato schedari e altri documenti che erano nella vettura. A un certo punto, quando era spuntato il borsello contenente quelle banconote per 75mila euro, si erano fermati. I due rappresentanti, presi come detto alla sprovvista, avevano cercato di fermarli. Ma gli altri erano stati velocissimi. Dopo aver colpito con un pugno una delle vittime, i banditi con la pettorina l’avevano spinta a terra, sull'asfalto, per poi fuggire. Tutto era durato una manciata di minuti. I poliziotti della Mobile diretti da Marco Calì li avevano presi dopo un mese. Ma non era stato facile. Avevano seguito le tracce dei cellulari. Il colpo di scena quando casualmente una pattuglia della polizia aveva notato due finanzieri sul ciglio della strada. La volante si era fermata e all’improvviso i “colleghi” erano inspiegabilmente fuggiti. Ma l’inseguimento era durato poco. Presi dai veri poliziotti.(c.b.)

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