I genitori blindano il progetto Porcospini

Le famiglie di 41 bambini iscritti alla Giotti si schierano a difesa del percorso formativo contro gli abusi

Il “caso” era scoppiato nei giorni scorsi alla scuola primaria “Giotti” di Rozzol, dove un gruppo di genitori aveva deciso di non aderire al “Progetto Porcospini” e di lasciare a casa i propri figli durante le ore dedicate all'iniziativa scolastica rivolta agli alunni delle classi quarte e «finalizzata alla prevenzione degli abusi sessuali», attraverso un percorso declinato «all'acquisizione di competenze emotive» dei bambini. Le motivazioni della decisione - avevano spiegato le famiglie in questione - riguardavano «le scarse comunicazioni fornite dalla scuola nel presentare il progetto», ma anche i contenuti dello stesso, che andavano a toccare «tematiche particolarmente delicate della sfera emotiva personale dei bambini». La risposta degli altri genitori delle due classi quarte della scuola coinvolte nell'iniziativa non si è fatta attendere.

In una lettera, sottoscritta da 41 famiglie, viene evidenziata la forte partecipazione e condivisione al progetto al quale - specificano - hanno aderito 45 delle 50 famiglie totali. «Vogliamo sottolineare l'apprezzamento per questo progetto e la totale fiducia da parte della quasi totalità dei genitori nelle attività proposte, che si integrano con il percorso di educazione sviluppato dalle maestre - spiegano Lisa Martingano Gimona e Fulvia Ghietti Gratton, rappresentanti dei genitori delle classi IV A e IV B della scuola Giotti -. Il Progetto Porcospini è stato illustrato all'assemblea di classe e nell'incontro di presentazione, dove è stata data risposta a tutti i dubbi, timori e perplessità emerse. In questo percorso è prevista anche la partecipazione dei genitori e noi tutti crediamo, a differenza di quanto pensano le famiglie che hanno deciso di non aderire all'iniziativa, che questo progetto costituisca un'opportunità di crescita per i nostri figli».

Il Progetto Porcospini si sviluppa nell'arco di 5 incontri di due ore ciascuno e prevede il «coinvolgimento attivo di insegnanti e genitori». Un punto questo che non aveva convinto il gruppo di genitori “in rivolta”, che avevano sottolineato come «le famiglie fossero di fatto escluse dal progetto», parlando di un «tentativo di indottrinamento coatto e di una lesione del diritto dei genitori di educare i figli secondo i propri principi». Accuse che gli altri genitori respingono al mittente. «Il primo incontro per le famiglie è stato altamente formativo e non ci sentiamo defraudati del nostro ruolo di primi educatori dei nostri figli, ma al contrario accompagnati e supportati nel nostro compito, così complesso e delicato - aggiungono le rappresentanti di classe -. È stato spiegato chiaramente che il progetto non riguarda l'identità sessuale o l'ideologia di genere ma solo la prevenzione degli abusi di cui i bambini possono essere vittime indifese. Non abbiamo nessuna paura di esporci, come qualcuno ha insinuato. L'unica cosa che temiamo veramente è il nemico più grande di tutte le vittime di abusi: il silenzio». (p.p.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo