I goriziani in soccorso alla mensa dei poveri

I frati cappuccini esaltano le tante donazioni: «Ora sta a noi comportarci come formichine e spalmare le riserve per tutto l’anno». Sono 80 gli utenti
Bumbaca Gorizia 26.12.2013 Pranzo Natale Cappuccini Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 26.12.2013 Pranzo Natale Cappuccini Foto Pierluigi Bumbaca

«I goriziani sono persone dal cuore grande». Parola dei frati cappuccini che operano all’interno del convento di piazza San Francesco, tra le cui attività si annovera anche la “mensa dei poveri”. Ed è proprio in riferimento alla mensa, che garantisce in media un’ottantina di pasti caldi al giorno ai più bisognosi, che i frati hanno voluto esprimere la loro profonda gratitudine nei confronti dei tanti goriziani che, tra Natale e l’inizio del nuovo anno, hanno donato cibo e risorse utili per sfamare tutti quelli che si presentano alla porta del convento. «Anche quest’anno – ha raccontato l’economo del convento, fra Luigi Bertiè – abbiamo avuto prova della grande generosità di cui sono capaci i goriziani e gli isontini. Il Natale è un periodo durante il quale l’attenzione per i più bisognosi si fa sentire in maniera forse più incisiva rispetto al resto dell’anno, e coincide sempre con un picco di donazioni. Ora sta a noi comportarci da brave formichine e spalmare queste riserve sull’arco di tutto l’anno per evitare momenti di difficoltà».

Il cuore dei goriziani si traduce anche nella disponibilità dei quasi 40 volontari per il servizio distribuzione pasti, ai quali in occasione delle festività si affiancano spesso alcuni volontari di giornata. Venendo ai conti, la mensa si avvale di due rami di finanziamento principali, da una parte il contributo della Fondazione Carigo e dall’altra le risorse che l’Arcidiocesi riesce a distribuire sul territorio grazie all’8xmille. A questi, devono essere sommati i contributi che arrivano dal Comune di Gorizia e da altri enti, soprattutto privati, associazioni e famiglie religiose, che desiderano rimanere nell’anonimato. «Contributi e donazioni – spiega fra Luigi – arrivano a coprire appena il 50 percento delle spese che affrontiamo per la mensa. La parte restante viene compensata dalle derrate alimentari che non solo i privati, ma anche le attività del territorio goriziano e isontino, fanno recapitare al convento».

Le offerte più sostanziose arrivano solitamente da panifici, pasticcerie e aziende agricole, ma anche dai supermercati dove spesso, grazie al supporto dell’Emporio della solidarietà, è possibile raccogliere generi alimentari ormai prossimi alla scadenza, che non trovano più posto tra gli scaffali dei market, e destinarli ai bisognosi. Sempre nel capitolo delle derrate rientrano anche gli alimenti, perlopiù scatolame e pasta, acquistati da privati e depositati nei contenitori per la raccolta alimentare posizionati in due supermercati della città e uno a Cormons. Per parlare di cifre, si consideri che il costo di un pasto si aggira intorno ai 4 euro. Di conseguenza, possiamo calcolare che il mantenimento della mensa richiede un esborso pari a 320 euro al giorno (80 pasti a 4 euro ciascuno), che si traduce in oltre 9mila euro al mese e oltre 110mila euro all’anno. La mensa infatti non si prende giorni di pausa, garantendo un piatto fumante sette giorni su sette, da gennaio a dicembre, comprese le giornate di Natale, Pasqua e Capodanno.

L’unica eccezione è rappresentata da 15 giorni di chiusura in agosto, per sistemare i locali e concedere una pausa alle cuoche. In quel periodo, il servizio viene comunque garantito grazie ai sacchetti distribuiti in collaborazione con la Caritas diocesana.

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