"I libretti delle Coop? Li credevamo sicuri"

Le storie dei creditori in fila per chiedere aiuto a un team di Bologna. Pronte più di 400 istanze per riavere subito almeno il 30%
I soci Coop al Savoia (Silvano)
I soci Coop al Savoia (Silvano)

C’è uno spaccato di “vita in diretta” tutta triestina tra le storie dei 400 e più soci Coop che, da domenica, hanno già fatto rotta verso una saletta del primo piano del Savoia, dove fino a domani li aspetta il team di un primario studio legale nazionale, quello del professor Alberto Maffei Alberti di Bologna, qui rappresentato dall’avvocato triestino Donatella Cerqueni. Pagando 126 euro di parcella di partenza, i prestatori sociali cui è stato bloccato il libretto dal commissariamento del 17 ottobre, entrano così sotto l’ala giuridica di questo studio, finito in contatto con il Comitato tutela soci Coop anche perché l’avvocato Cerqueni, un caso umano legato al “pre” crac delle Operaie, ce l’ha in famiglia, dato che sua mamma è un socio titolare di libretto Coop.

Il primo passo di tale class action, altrettanto “pre”, è stato messo a punto proprio ieri, quarto giorno di presidio al Savoia in cui le adesioni hanno superato per l’appunto le 400 unità. Esso prevede che nelle prossime ore i neoassistiti dello studio di Bologna tornino al Savoia per firmare per intanto una vera e propria istanza di escussione della fideiussione, cioè del 30% del proprio deposito corrispondente alla quota coperta per legge da fideiussione bancaria, da indirizzare al commissario Consoli.

Coop, in 300 dall’avvocato per riavere i soldi
La fila al Savoia davanti ai banchetti dei collaboratori dello studio Maffei Alberti (Foto Silvano)

«Noi vogliamo agire in piena collaborazione, e non in contrasto, con le procedure attuali, individuando però una linea al fine di tutelare al massimo la pretesa creditoria dei soci», diceva ieri in tarda mattinata l’avvocato Cerqueni, prima di ricevere l’ennesimo socio Coop in cerca d’aiuto. Si chiama Bruno, pensionato di 71 anni. «Sono qui - il suo racconto - perché spero di recuperare i soldi che la mia famiglia ha lasciato dentro le Coop. In una ventina d’anni mia moglie, mia madre e io avevamo messo da parte circa 70mila euro in tre distinti libretti, di cui due pieni, al tetto massimo dei 33mila euro, e uno con qualche migliaio di euro».

«Evidentemente - l’ammissione di Bruno - non eravamo molto coscienti, come tutti del resto, di che cosa ci fosse dietro. Si pensava fosse un investimento sicuro, come tenerli in banca, con la differenza però che in certi periodi, anni fa, il rendimento era decisamente buono, vicino al 5%. Quando però ci hanno bloccato i libretti, è stato come un fulmine a ciel sereno».

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