I nove giorni da incubo dell’ex atleta di 51 anni attaccato al respiratore

 Il racconto di Cola, ricoverato in terapia semi intensiva «È stata durissima. Nessuno sottovaluti questo nemico»

TRIESTE. Se l’è vista brutta Paolo Cola, 51 anni, ex campione di pallavolo, capitano dell’Adriavolley e grande sportivo. Da poco è uscito dalla terapia semi intensiva di Cattinara, dopo aver lottato con il Covid-19. I primi sintomi il 7 dicembre, poi l’isolamento a casa, la febbre che sale, insieme a un senso di spossatezza che riduce gradualmente le forze. Fino al peggioramento e al ricovero il 18 dicembre, per 9 giorni, passati a pancia in giù, tra respiratori, ossigeno e tanta paura.

«Ricordo che il 7 dicembre ero molto stanco - racconta - una sensazione che imputavo alla giornata lunga e impegnativa. Alla sera il termometro segnava 37.5, ma non ho dato molto peso alla situazione. Al mattino dopo però, la temperatura era salita a 38 e pur non avendo altri malesseri, mi sono auto isolato, chiamando subito il medico». I farmaci non fanno effetto e l’uomo continua a sentirsi sempre più debole. Il tampone intanto risulta positivo. «Stavo sempre peggio, notti in bianco e non riuscivo quasi ad alzarmi. Sono tornati a visitarmi e ormai la temperatura era vicina ai 40, mi hanno prescritto altri farmaci, rassicurandomi».

Il 16 dicembre però tutto precipita. «Con la febbre sempre alta è subentrata la tosse molto forte e ho chiamato i soccorsi. Per fortuna. Perché la notte successiva, passata ormai all’ospedale, è stata un inferno. Se fossi stato da solo non so se ce l’avrei fatta. A Cattinara mi hanno subito sottoposto agli esami, e mi hanno diagnosticato la polmonite da Covid, associata a una batterica oltre a un versamento pleurico».

Da quel momento per Cola inizia la lunga degenza. «Grazie a tutti i medici, son stati bravissimi e io mi sono affidato totalmente a loro. E non è stato facile andare avanti, sempre con la ventilazione e la maschera, che toglievo solo per mangiare, tenendo sempre le cannule al naso. E poi dovevo stare a pancia in giù. Per 9 giorni ho visto solo il materasso. È stata molto dura. Non auguro a nessuno di passare le stesse cose».

E l’ex pallavolista ci tiene a mandare un messaggio. «Non ho mai avuto problemi di salute e vorrei sottolineare che, nonostante io abbia adottato tutte le precauzioni e seguito le regole previste, sono finito ad occupare il penultimo letto di terapia semi intensiva. Ringrazio e invio un plauso a tutto il personale medico e infermieristico di Cattinara e mi appello a chi non pensa che il Covid sia un nemico così forte. Se queste persone passassero anche un solo giorno nei reparti con i pazienti, capirebbero quanto può essere dura. Ma il mio messaggio è per un’attenzione generale, costante, da parte di tutti, perché si possono contagiare persone deboli o con patologie, per le quali l’epilogo potrebbe essere ben peggiore». 
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo