I preti della città: «Giusto sostenere una realtà locale»
i sacerdoti
Il negozio di De Piero lo conosce bene, e non a caso l’altro giorno ha preso parte al piccolo momento di festa per i dieci anni di attività. Ma don Nicola Ban, parroco dell’Unità pastorale che comprende anche Sant’Ignazio, nella maggior parte dei casi si fida ciecamente dei suoi collaboratori quando si tratta di acquistare oggetti o prodotti necessari per l’attività delle parrocchie. «Ogni parroco si organizza in base alle sue esigenze e alle sue abitudini, e io sostanzialmente preferisco dare carta bianca alle persone che collaborano con me, come i sacrestani, che conoscono molto bene ciò che serve alla parrocchia – spiega –. Vale per i rifornimenti di candele, cera, particole o vino per le messe, ad esempio, il cui consumo varia anche a seconda dei periodi dell’anno». Per quanto riguarda vesti e casule, invece, don Nicola ammette di non cambiare spesso. «Casule e paramenti durano nel tempo, e vengono sostituiti di solito solo quando si rovinano – dice –. Nel mio caso, ho ancora i camici di venti anni fa, quando sono diventato sacerdote».
«Credo di essere tra i pochissimi sacerdoti a Gorizia, assieme forse a don Diego di Sant’Anna, a utilizzare ancora la domenica la tradizionale veste talare – scherza invece don Fulvio Marcioni, parroco di Campagnuzza –. Per i paramenti sacri abbiamo fatto alcuni cambiamenti nel tempo, perché talvolta quelli più datati risultano ormai superati e anche il decoro e l’occhio vogliono la lor parte durante le cerimonie. In questi casi cerco di servirmi da De Piero, non solo e non tanto per stima e amicizia, ma perché mi sembra giusto sostenere un servizio a disposizione della città». –
M. B.
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