I radioamatori monfalconesi tra gli angeli custodi del Friuli

Ciro Vitiello / MONFALCONE

Nonostante l’impegno sul fronte dell’emergenza coronavirus per i radioamatori di Monfalcone il tempo non ha appannato il ricordo del terremoto in Friuli del 6 maggio 1976.

Per coordinare i soccorsi immediati, Giovanni Maiani l’allora sindaco di Monfalcone (dal 1975 al 1979), mise a disposizione il suo ufficio nel municipio di piazza della Repubblica dove il tavolo della giunta consiliare si trasformò in un avamposto delle comunicazioni di emergenza. Alcune squadre, poi, erano partite nottetempo nelle zone sinistrate.

I pionieri di quei primi giorni furono Pietro Lisi, Rinaldo Chicco, Renato Sartori, Elio Scarpa, Luciano Fabris, Bruno Urban, Pietro Colautti, Domenico Ammaturo. Non ci sono più Sergio Bean, Marco De Cillia, Boris Ostrowka e Claudio Godeas. Dal diario del monfalconese Bruno Budal si legge: «La giunta comunale riusciva già nella mattinata del 7 maggio a costituire un comitato di coordinamento unitario e a inviare 3 convogli forniti di personale medico e paramedico, specialisti speleologi e radioamatori, cibo e medicinali, letti, indumenti, tende, riuscendo già in serata a insediare l’ospedale “Monfalcone” a Gemona».

Nell’arco di dieci giorni le donazioni in denaro raggiunsero la cifra di 56,8 milioni di lire Oggi la sezione Ari di Monfalcone opera in un prefabbricato del Comune in via Colleoni 3 e, proprio come allora, dedica la massima cura alle comunicazioni radio.

Per commemorare la tragedia del Friuli, il comitato regionale dell’associazione radioamatori italiani con il presidente Giovanni Giol, in collaborazione con le Sezioni Ari di Gorizia, Grado, Manzano, Monfalcone, Pordenone, San Daniele, Trieste e Udine, nel 40° anniversario della tragedia istituirono un diploma internazionale denominato “Orcolat”, patrocinato dalla Protezione civile regionale. —

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