I Regeni: "Basta dettagli sulle torture a Giulio"

ROMA «È ora che l’Italia dia un segnale concreto di insoddisfazione per la mancanza di collaborazione da parte dell’Egitto. Per questo rinnoviamo la richiesta di richiamo per consultazioni dell’ambasciatore Cantin». Questo l’appello di Paola e Claudio Regeni - genitori di Giulio, il ricercatore di Fiumicello ucciso al Cairo a febbraio del 2016 - ospiti ieri sera del programma di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”.
A quasi cinque anni dal barbaro omicidio del giovane - catturato e torturato a morte dalla National Security egiziana dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016 - a riaccendere i riflettori sulla vicenda sono stati i nuovi particolari emersi proprio in questi giorni, dall’atto di chiusura delle indagini da parte della procura di Roma, che ha ricostruito gli ultimi giorni di vita di Giulio - incatenato e sottoposto a torture e sevizie che lo hanno lentamente portato alla morte. Proprio sui dettagli delle torture i genitori di Giulio hanno chiesto ai giornali di «non continuare a saccheggiare i documenti» per rispetto a Giulio: «Chiediamo un giornalismo investigativo, che capisca quali sono le relazioni bilaterali di amicizia con l'Egitto - hanno detto - e chiediamo che nessuno si costituisca parte civile: rallenterebbe i tempi del processo e finirebbe con l’aiutare gli egiziani».
Da Paola e Claudio Regeni anche l’apprezzamento per il gesto di Corrado Augias, che ha deciso di restituire alla Francia la Legion d'Onore, conferita anche al presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi: «Un esempio meraviglioso di coerenza di pensiero e di sostegno a una causa per i diritti civili».
Intanto da giovedì sulle carte dei pm romani è al lavoro anche la commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni che ha già ascoltato sulla vicenda il procuratore capo, Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco e si preparerebbe a convocare anche alcuni personaggi che potrebbero chiarire alcuni aspetti relativi ai giorni trascorsi da nelle mani dei servizi segreti egiziani. In particolare la Commissione sarebbe intenzionata a convocare il numero due dell’Ambasciata d’Egitto e l’allora titolare del dicastero degli Interni, Marco Minniti, all’epoca ribattezzato “signore delle spie”.
Ma l’interesse dei commissari è focalizzato anche sulla versione britannica dell’inchiesta e in particolare sul ruolo svolto da Maha Mahfouz Abdelrahman, docente a Cambridge e relatrice di Giulio Regeni. Probabile quindi una richiesta al rettore e alla docente per un’audizione. Sulla vicenda Regeni la politica non sembra dunque per nulla intenzionata a farsi da parte: «Richiamare l’ambasciatore non può essere l’unica e sola risposta - ha dichiarato Lia Quartapelle, capogruppo dem in commissione Esteri alla Camera -. Non condizionare il proseguimento delle nostre relazioni con l’Egitto all’ottenimento della giustizia su Regeni renderebbe la perdita di credibilità del nostro Paese inesorabile e fatale».
Sulla stessa lunghezza d’onda Riccardo Magi (+ Europa), componente commissione Regeni: «Conte ci aveva detto che si sarebbe impegnato a ottenere e a chiedere con forza ad Al Sisi un impegno tangibile dell’Egitto. La procura ha fatto un lavoro fondamentale, riuscendo a schivare tutti i tentativi di depistaggio Ora che c’è stata la chiusura dell’indagine ci vuole anche questo passo da parte del governo italiano». —
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