I successi della Russia parlano goriziano con lo “Zar” Milocco

C’è molta Gorizia nella medaglia d’oro vinta dalla nazionale russa agli europei femminili Under 17 di pallavolo. Sulla panchina della squadra che in finale a Sofia ha battuto l’Italia siedono Svetlana Safronova e Luca Milocco, due vecchie conoscenze del volley isontino. Medaglia d’oro all’Olimpiade di Mosca del 1980, Svetlana Safronova è sbarcata in riva all’Isonzo alla fine degli anni Novanta e, dopo aver trascinato - prima da giocatrice, poi da allenatrice - per oltre un decennio le formazioni femminili della provincia nei campionati nazionali italiani, è stata chiamata dalla federazione russa a guidare le selezioni giovanili femminili del suo Paese e al suo fianco ha voluto Luca Milocco da Savogna.
Risultati alla mano, la coppia di tecnici ha funzionato da subito. Già al primo anno di lavoro, nel 2013, ha sfiorato il podio europeo, poi nel 2015, la formazione Under 18 ha conquistato l’oro continentale confermandosi l’anno successivo nell’Under 19. Lo scorso luglio, la selezione Under 16 si era dovuta arrendere in finale di fronte alle Azzurrine del tecnico Pasquale D’Aniello, ma quest’anno le posizioni si sono invertite, così Milocco e Safronova hanno ascoltato le note dell’Inno di Mameli solo prima della partita; non dopo. «Fa sempre effetto sentirlo, ma da professionisti bisogna andare oltre e lasciare da parte le emozioni. Ascoltarlo dal secondo gradino del podio lascia comunque un sapore amaro in bocca. Con l’Italia quest’anno è stata una battaglia: abbiamo vinto noi, ma potevano vincere tranquillamente loro», racconta Milocco.
Per lui, che viene dalla minoranza slovena, rappresentano un derby anche le partite con la nazionale di Lubiana. «Mi lasciano sensazioni particolari anche quelle perché conosco tutti. È poi divertente vedere le facce delle avversarie quando scoprono che parlo la loro lingua. Rimangono allibite sentendomi parlare in italiano o in sloveno mentre indosso la divisa russa. Contro la Slovenia, ad esempio, durante una sospensione tecnica, il nostro scoutman mi ha chiesto di tradurre per lui una cosa a un’avversaria e quando ho finito lei era basita. Mi ha guardato e, con un’aria quasi delusa, ha detto: “Allora hai capito tutto quello che abbiamo detto prima della partita: così non vale”».
Per almeno sei mesi all’anno Luca Milocco vive in Russia e si divide tra Kazan (città dove ha base il progetto federale) e il resto del Paese. «Non ho ancora finito di fare il giro della Russia: è sterminata», assicura. Più che le medaglie, a ripagarlo degli innumerevoli viaggi attraverso l’immensità territoriale della Russia di Putin alla scoperte dei nuovi talenti del volley internazionale, sono proprio le atlete. «Delle 26 convocate della nazionale maggiore, 12 vengono fuori dalle nostre selezioni. Fa piacere perché significa che abbiamo lavorato bene e abbiamo visto giusto».
La programmazione è alla base del lavoro e su questo anche l’Italia è all’avanguardia, ma tra i due Paesi c’è una differenza importante: «La Russia ci chiede di arrivare al podio, mentre in Italia c’è meno pressione, chiedono di lavorare in prospettiva, se poi si vince, meglio così. Prima di noi, erano passati 27 anni dall’ultima medaglia d’oro della Russia, le cose sono un po’ cambiate ora».
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