Il 53% dei croati dà l’ok alla Grabar-Kitarovic

Sono passati due mesi da quando Kolinda Grabar-Kitarovi„ ha prestato giuramento davanti alla chiesetta di San Marco, nella parte alta di Zagabria. Due mesi in cui la prima presidente donna della storia della Croazia ha avuto modo di imporsi nel panorama politico e mediatico del paese, convincendo la maggior parte dei cittadini.
Secondo un sondaggio diffuso l’altra sera da Nova Tv, il 53% dei croati ritiene che, a 60 giorni dall'inizio del suo mandato, il lavoro di Kolinda Grabar-Kitoravic risponda alle attese. Inoltre, dei 600 cittadini intervistati dall'istituto Ipsos per la rete televisiva, l'11% trova che la presidente superi decisamente le aspettative, mentre solo il 28% si dice deluso dal suo operato.
All'indomani del voto l'elettorato croato era diviso a metà, con il 49,26% dei voti in favore dell'ex presidente socialdemocratico Ivo Josipovic e il 50,74% di voti espressi per la 46enne fiumana. Una volta eletta, la candidata dell'Unione democratica croata (Hdz) aveva assicurato di voler diventare la «presidente di tutti» e, come da tradizione, aveva rinunciato pubblicamente alla tessera dell'Hdz.
Un gesto simbolico, cui non ha fatto seguito una presa di distanza altrettanto marcata. Oggi infatti il 30% dei cittadini pensa che Grabar-Kitarovic sia ancora troppo influenzata dal suo ex capo di partito, Tomislav Karamarko, e il 19% la ritiene poco indipendente. Solo il 43% crede nella completa autonomia della nuova capo di Stato.
Tra le azioni intraprese nelle ultime settimane e giudicate negativamente dagli elettori, figura in testa il trasloco del busto di Tito dalla residenza presidenziale, dopo oltre vent'anni dall'indipendenza del paese. Per il 39%, l'«espulsione» della statua del maresciallo il 18 marzo scorso è stata la peggiore iniziativa dall'inizio del mandato.
La mossa più popolare è invece la visita ufficiale in Germania, apprezzata dal 52% degli intervistati. Sempre a metà marzo l’allora neoeletta presidente aveva scelto Berlino come prima destinazione ufficiale, indicando così la sua volontà di ancorare la Croazia al novero dei paesi dell'Europa centrale e contando più molto sulla "regija", la regione dei Balcani tanto cara a Josipovic.
Un'altra decisione condivisa dagli elettori (al 51%) è stata quella di invitare al dialogo tutti i partiti politici. Appena una settimana fa, Grabar-Kitarovic ha chiamato al Pantovcak i rappresentanti delle principali formazioni politiche. Il primo ministro Milanovic si è però rifiutato sostenendo di non aver «niente da dire alla Presidente, in quanto capo del partito socialdemocratico». Un'incrinatura nei rapporti istituzionali, che sembra però non aver nociuto alla popolarità della presidente.
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