Il “boreto alla graesana” prende i turisti per la gola

di Antonio Boemo
Non sono servite tante parole per presentare la rassegna del “boreto” che proseguirà sino alla fine del mese di novembre. Già prima della partenza con la motonave “Nuova Cristina” l’aperitivo è stato accompagnato dalla frittura di “anguele” e gamberi serviti in cartoccio. All’interno della motonave in navigazione, su tavole imbandite i ristoratori del Castrum hanno sfornato per gli invitati delle vere e proprie squisitezze: il boreto di seppie, i tagliolini con il “boreto di canoce”, il boreto di volpina e per concludere qualcuno ha pure assaggiato il boreto di rombo. L’iniziativa del “Boreto a la graisana”, una pietanza caratteristica inventata dai pescatori che abitavano stabilmente in laguna ancora prima della scoperta dell’America (non fa uso del pomodoro), una pietanza che si trova nei menù di tutti i ristoranti dell’Isola, è promossa in particolar modo dai Ristoranti del Castrum e dal Comune. «La ristorazione gradese – ha affermato il sindaco, Edoardo Maricchio – anche con i prezzi agevolati che verranno praticati il prossimo mese, è sicuramente utile a prolungare la stagione». «In futuro ci penserà anche il Polo termale a destagionalizzare – ha proseguito - e se a questo mettiamo vicino il boreto e il mese di animazioni dicembrine e di inizio anno, probabilmente riusciremo a ottenere grandi successi». Ma, c’è un ma. Per quanto riguarda il periodo di Natale e Capodanno, il sindaco ha detto che è indispensabile che siano aperti anche i ristoranti, richiesta che aveva che invece aveva fatto sorgere diverse lamentele nelle ultime annate. «Dopo un periodo di innovazioni gastronomiche – ha detto il ristoratore Massimo Gaddi in rappresentanza dei Ristoratori del Castrum - abbiamo deciso di ritornare alle origini, alle tradizioni, con la riscoperta delle ricette di un tempo». «Con queste ricette, la nostra gastronomia è uno dei fiori all’occhiello del turismo gradese». All’incontro sulla motonave che ha navigato sempre lungo i canali della laguna, sono intervenuti anche il vicepresidente della Git, Ruggero Marocco e il presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta. E’ stato un intervento pregnante quello di Gherghetta partito dal ribadire che la riscoperta complessiva delle tradizioni è fondamentale per ritrovare contestualmente quel senso di comunità aperta, coinvolgendo cioè anche i vicini, che era svanita. Prima di leggere una poesia di Biagio Marin dedicata al boreto, Dino Facchinetti, l’artista gradese cultore delle tradizioni locali, ha dato in omaggio agli ospiti le carte da gioco gradesi ideate dallo stesso e realizzate con le immagini delle sue opere. Significativa anche una sua frase che dice davvero tutto sulla pietanza tradizionale dei gradesi: «Il boreto non è un semplice piatto, ma una cultura». Una cultura che insegna tante cose del passato, a partire dalla fatica e dalla vita di stenti dei pescatori della laguna che per farsi il boreto usavano solamente il pesce scartato e più povero per arrivare alla promozione del turismo gradese.
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