Il bullismo, fenomeno tipicamente maschile

Le ragazze lo praticano meno: alla violenza fisica preferiscono quella psicologica
Foto Bruni 14.06.13 Provincia:progetto sul bullismo
Foto Bruni 14.06.13 Provincia:progetto sul bullismo

Il bullismo è diffuso nelle scuole in varie forme: si va dalla presa in giro all’insulto, spesso tramite sms e Facebook, all’essere ignorati ed evitati dai compagni. E di frequente sono le differenze, etniche, culturali e soprattutto sessuali a scatenarlo. È quanto risulta da un’articolata ricerca realizzata nell’ambito del progetto “Children’s Voices: Exploring Interethnic Violence and Children’s Rights in the School Environment”, finanziata da un programma della Commissione Europea e presentata ieri dal vicepresidente della Provincia Igor Dolenc e dagli assessori provinciali Roberta Tarlao e Adele Pino. Al centro della vasta indagine, che ha coinvolto ben sei atenei, dalla vicina Slovenia con Capodistria, a Cipro, Londra, Vienna e Trieste, l’analisi dei fenomeni di violenza e di bullismo in ambito scolastico.

Per quanto riguarda l’Italia la ricerca, condotta dal team del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Trieste diretto da Giovanni Delli Zotti, ha coinvolto 16 scuole primarie e secondarie di quattro regioni: oltre al Friuli Venezia Giulia anche l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige e il Veneto. Attraverso questionari, interviste e focus group gli studenti sono stati chiamati a esprimersi sul problema del bullismo. Dai risultati emerge che sono gli insulti la forma più diffusa di bullismo, con un’incidenza di circa il 60% di studenti che hanno risposto di aver assistito nell’ultimo anno a fatti del genere verificatisi nella propria scuola. Un 10% degli studenti ammette di essere stato lui o lei il bullo della situazione.

Il fenomeno continua a configurarsi come tipicamente maschile: le femmine lo praticano meno e alla violenza fisica preferiscono da sempre quella psicologica, perpetrata attraverso umiliazioni e diffamazioni. Episodi riconducibili al bullismo accadono più facilmente al di fuori delle mura scolastiche, nel cortile (48%) o alla fermata del bus, anche se pure in classe i casi non mancano (44%), ma tra gli studenti la scuola è ancora vista come un luogo sicuro e protetto. Il bullo fa leva sulle differenze, etniche sì, ma soprattutto di genere. «Gli episodi di violenza omofobica – spiega la sociologa Ornella Urpis – sono molto più frequenti di quelli legati all’etnia: il tema della sessualità è molto sentito e la violenza può scatenarsi con una certa frequenza in coloro che vedono negli altri un qualche problema rispetto all’affermazione della propria identità di genere». Il cyberbullismo è un fenomeno in aumento tra i ragazzi più grandi: gli insulti e le falsità viaggiano allora tramite sms, post su Facebook, video su YouTube. C’è un dato che spaventa e riguarda l’omertà dei ragazzi: il 25% degli studenti dice che davanti a un ragazzo maltrattato sta a guardare, se ne va, perché non sono affari suoi, oppure pensa che lo dovrebbe aiutare, ma non fa nulla.

Giulia Basso

Riproduzione riservata © Il Piccolo