Il business dei detective assoldati per stanare i finti malati sul lavoro

Boom di incarichi assegnati ad agenzie di investigazione da parte di imprenditori esasperati dalle assenze dei dipendenti. Molti quelli pizzicati con il doppio impiego



C’erano una vola solo i medici fiscali e gli ispettori dell’Inps. Ora invece entrano in gioco, e in maniera sempre più massiccia, anche gli investigatori privati. È a loro infatti che un numero crescente di aziende si rivolge per stanare i dipendenti dal certificato di malattia facile. Addetti che, pur essendo ufficialmente a casa per motivi di salute, in qualche caso magari legati a infortuni in itinere, trovano poi magicamente la “forza” di fare altri lavoretti in nero o torne di tennis e calcetto.

Ad assoldare detective per smascherare i finti malati a Trieste sono imprenditori, commercianti e, ancora di più, titolari di ditte artigiane. «Le richieste di questo tipo sono certamente aumentate, diciamo almeno del 15% rispetto a due anni fa - attesta Nunzio Concas, decano del settore a Trieste e titolare dell'agenzia Cobra -. A livello provinciale vengono trattati in media una quarantina di casi all’anno e i clienti sono anche piccole aziende messe in seria difficoltà dall’assenza di qualche dipendente perennemente in malattia, sono in difficoltà». E così, dopo appostamenti con teleobiettivi in spalla e pedinamenti si scoprono carrozzieri malati che, in attesa di guarire, riparano automobili o motorini in nero; impiegate infortunate alla spalla che frequentano piscine e palestre oppure dipendenti a casa perché influenzati che in t-shirt, in inverno, fanno jogging all'alba. «A determinare una crescita di questo tipo di interventi - specifica il titolare della Privacy Investigation di via Milano - sono soprattutto le richieste di fare verifiche sui casi di infortunio. Abbiamo “pizzicato” dipendenti che restavano in malattia per settimane esibendo vistose fasciature al polso, e poi alzavano pesi e facevano la spesa, portando grosse borse proprio con il braccio ufficialmente fuori uso». L'investigatore conferma di aver prodotto molte volte prove foto, filmati, report che hanno consentito al datore di lavoro di muoversi per vie legali e allontanare il dipendente. «Veniamo spesso chiamati a testimoniare», conferma. L’obiettivo è raccogliere prove documentali da usare in tribunale da parte dell’azienda che intende procedere al licenziamento del dipendente per giusta causa, oppure seguire vie extragiudiziali come la richiesta di risarcimenti o di dimissioni.

A Trieste negli anni si sono registrati casi di lavoratori in malattia colti a giocare a tennis, a tenere conferenze, a presentare libri. C’è stato anche il caso di un lavoratore di un noto negozio di abbigliamento che si fingeva malato, ma poi portava il cane a gareggiare alle esposizioni in Slovenia. «In alcuni casi - riferisce Concas - abbiamo scoperto persone che prendevano un giorno o due di malattia, ma intanto andavano a fare un altro lavoro in nero. Un fenomeno riscontrato soprattutto nel settore dell'artigianato e dell'assistenza».

Chi sceglie di rivolgersi ad un detective lo fa mosso dal sospetto innescato dalle tante assenze e dalle “soffiare” di altri dipendenti. «Sono spesso i colleghi a segnalare irregolarità, magari dopo aver incontrato il finto malato in giro», spiegano dalla Privacy Investigation. Infine le statistiche dell’Osservatorio sulle investigazioni. «Nell’83% dei casi - riferisce Concas - le indagini accertano effettivamente un comportamento scorretto da parte del lavoratore e, nell’8%, scoprono l’esistenza di un doppio lavoro». —



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