Il calcio la sua passione dal Ponziana ai veterani

Aveva una grande passione per il calcio, sport che ha praticato sempre, dando i primi calci con la maglia del Ponziana, per proseguire, dopo una carriera più che eccellente, soprattutto fra i dilettanti, nei tornei dei veterani. Ha lavorato duramente fin da ragazzo, operando in varie compagnie e società di facchinaggio, sorretto da un fisico che glielo permetteva. Ma soprattutto amava la vita, tanto da essere apprezzato da tantissimi amici per il suo carattere gioviale, sempre pronto alla battuta e allo scherzo, per la sua disponibilità. Questo era Gianni Maranzina, classe 1958, morto nell’incidente dell’altra sera sulla Grande viabilità triestina, dopo una caduta col motorino che utilizzava per i suoi spostamenti in città.
Nato a Trieste, aveva cominciato a lavorare piuttosto presto, dapprima con la Cooperativa Flavia, poi con la Antares, attualmente era impegnato con la Cooperativa triestina di Claudio Seppini. «Siamo stati vicini a lungo, sia in campo professionale - spiega Seppini - sia sui campi di calcio, disciplina che ho praticato a lungo anch’io. Pure quando lavorava in cooperative diverse dalla mia - aggiunge - ci incontravamo spesso, perché nel mondo del facchinaggio, soprattutto nel settore del caffè, i luoghi di lavoro sono sempre gli stessi, poco distanti l’uno dall’altro. E mai è mancato il sorriso, il saluto cordiale, la pacca sulla spalla, la breve chiacchierata. Un personaggio notevole - sottolinea Seppini - sempre disponibile e pronto a una buona parola».
In parallelo, Gianni Maranzina ha sempre calcato i campi di calcio. Nato nel Ponziana, società che contribuì a riportare, al termine del campionato 1979-80, nel torneo di Promozione, ha proseguito arrivando a giocare nell’allora serie D, con la Rossanese di Rossano calabro. Nel frattempo aveva sostenuto un provino con il Torino, lo storico sodalizio granata, perché i talent scout locali ne avevano segnalato le qualità avendolo visto giocare con la maglia biancoceleste.
Tornato nella sua città, Maranzina, mezz’ala di grande qualità, ha vestito le casacche di tante società dilettantistiche locali: dall’Edile Adriatica al Primorje, dal Costalunga alla Muggesana, all’Esperia.
Raggiunta l’età nella quale la fatica del campo a undici comincia a farsi sentire, Maranzina aveva continuato a coltivare il suo grande amore per questo sport dedicandosi ai tornei a sette, assumendo anche l’impegno di allenatore, dapprima con gli juniores del Costalunga, poi con l’Antares. «Era un personaggio autentico, sincero - riprende Seppini - che sapeva coniugare la sua sapienza calcistica con una grande simpatia che debordava dal campo di gioco. Si può dire che per lui la partita, qualsiasi fosse il livello, era il pretesto per continuare a frequentare gli amici, i compagni di squadra, per stare in compagnia».
Da giocatore sapeva sempre trovare la parola giusta per i compagni di squadra, da allenatore sapeva infondere ai ragazzini quella passione che l’aveva sempre contraddistinto. Ieri, sul sito “Ponziana story”, curato da molti ex giocatori del glorioso sodalizio biancoceleste, le parole di saluto, gli apprezzamenti, le emozioni, si sono accavallati a lungo.
Sposato con Luana, Gianni Maranzina aveva una figlia, Stefania. «Adorava la sua famiglia - ricorda Lelio Doria, grande amico di Gianni Maranzina, oltre che suo compagno di squadra nel Ponziana e attualmente collega nella cooperativa triestina - soprattutto le due nipotine, Beatrice e Martina». In qualche occasione aveva anche frequentato la spiaggia dei “Filtri” di Aurisina, di cui amava la bellezza, la pace, il senso di serenità che la roccia e il mare di Trieste, in quel tratto, riescono a trasmettere. Un figlio di Trieste, che amava la sua città e lo spirito che la caratterizza, e che un tremendo destino ha strappato agli affetti più cari.
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