Il caso dei dipendenti assenteisti in Regione 5 a giudizio, 4 patteggiano e 2 riti abbreviati

Cinque rinvii a giudizio, quattro patteggiamenti e due giudizi abbreviati. È l’esito dell’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Gorizia, Flavia Mangiante, in relazione all’assenteismo dal proprio posto di lavoro contestato a 11 dipendenti della Regione, in servizio nelle sedi distaccate di via Roma e corso Italia, a Gorizia. Le ipotesi di accusa sono uso improprio del badge, truffa ai danni dello Stato, e per alcune posizioni anche il peculato d’uso, per l’improprio utilizzo dell’auto di servizio dell’ente pubblico. Affronteranno il processo Giovanni Glessi, Roberto Tomat, Marco Tubetti, Giorgio Celante e Daniele Gianosi. L’avvio del procedimento, affidato ai giudici in composizione collegiale, è stato fissato il 5 dicembre. Hanno scelto il patteggiamento Roberto Mastino, Paolo Russian, Roberto Zuccherich e Alfredo Iosini. In particolare Mastino e Russian sono stati condannati ad un anno e 3 mesi di reclusione, con la concessione della sospensione condizionale della pena, oltre a 400 euro di multa. Per Zuccherich la condanna è stata di un anno di reclusione, sempre con la sospensione condizionale della pena, e 500 euro di multa. Quanto ai riti abbreviati, Rita Bosco è stata condannata a 10 mesi di reclusione e a una multa di 300 euro, a fronte dell’assoluzione per una serie di episodi, mentre Diana Cuttini ad un anno di reclusione e 600 euro di multa, entrambe con la concessione della sospensione condizionale della pena. A rappresentare Bosco, Russian, Mastino e Tomat è l’avvocato Alberto Tarlao, Tubetti, Celante e Gianosi i legali Lorenzo Presot e Caterina Belletti, quindi Zuccherich è difeso dall’avvocato Fabio Russiani, Iosini dal legale Marco Butto di Udine, Glessi dall’avvocato Gabriele Cianci, sempre di Udine, Cuttini dal legale Luigi Genovese.
Scelte specifiche dunque in base alle linee difensive. L’avvocato Russiani ha voluto chiarire la decisione circa il patteggiamento per il proprio assistito Zuccherich: «Per motivi di carattere personale, il mio cliente ha deciso di concordare la pena non ritenendo di affrontare il processo per spiegare la propria difesa. Si tratta di una scelta - ha aggiunto il legale - che può essere infatti dettata da motivi diversi, tra cui la rinuncia a sostenere un procedimento lungo e articolato». L’avvocato Cianci, in rappresentanza di Glessi, ha osservato: «Noi stessi auspichiamo la verifica dibattimentale». L’avvocato Tarlao ha argomentato: «Sono fiducioso nell’esito del dibattimento che affronterà il mio assistito Tomat, siamo determinati a chiarire la sua posizione. Mastino e Russian hanno invece rinunciato al processo per i tempi lunghi e i costi che ciò comporta». Il legale ha invece preannunciato Appello per la condanna della Bosco: «Sono rimasto molto perplesso della sentenza. Nel giudizio abbreviato è stato dimostrato attraverso il confronto delle telecamere dei due edifici della Regione in via Roma, che la Bosco non è mai uscita dal comparto regionale. Quando usciva da via Roma 7 vi era lo specifico riscontro dell’ingresso in via Roma 9 e viceversa».
Tutto era partito da una segnalazione anonima. Le indagini dei carabinieri risalgono all’estate del 2017. Pasquale Starace, alla guida del Nucleo investigativo dell’Arma di Gorizia, all’epoca aveva spiegato che attraverso l’attività di controllo era stata documentata la condotta degli indagati: «Dopo aver obliterato il cartellino si allontanavano dal posto di lavoro, chi per fare shopping e la spesa, chi per recarsi al bar o in agriturismi della zona, chi raggiungendo ristoranti e centri commerciali della Slovenia».—
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