Il charter nautico perde 300 milioni

Incassi giù del 65% con la metà dei clienti rispetto al 2019 per un settore che conta 500 skipper e migliaia di barche
Uno dei tanti marina dislocati in Croazia foto da aci-marinas.com
Uno dei tanti marina dislocati in Croazia foto da aci-marinas.com

Una stangata dalla quale sarà difficile riprendersi in tempi brevi. Se non è stato affondato, il charter nautico in Croazia è stato comunque pesantemente danneggiato, nella stagione che si sarebbe dovuta concludere qualche settimana fa, dal Coronavirus: la perdita - nelle stime degli esperti - si attesta sui 300 milioni di euro rispetto a quanto incassato lo scorso anno. Una perdita rilevante per un settore che in Croazia mette a disposizione 500 skipper, migliaia di imbarcazioni e infrastrutture di livello europeo e mondiale.
Su base annua, la contrazione è risultata dunque pari al 65%, stando alla valutazione effettuata da Paško Klisović, presidente dell’Assocharter nell’ambito della Camera d'Economia nazionale.


«Il calo dei clienti rispetto allo scorso anno è stato del 50%, percentuale minore di quella stimata per quanto riguarda la perdita finanziaria», ha rilevato Klisović. Il motivo della disparità di cifre sta nel fatto che l’intero settore ha dovuto adeguarsi alle conseguenze dell'emergenza pandemica, «proponendo servizi a un prezzo inferiore di circa il 30% se confrontato a quelli in vigore nel 2019 e negli anni precedenti». Nel resoconto di Klisović «abbiamo perso, nel 2020, quasi tutti i diportisti che tradizionalmente giungono da Paesi assai lontani. A raddrizzare la situazione sono stati i turisti croati e poi tedeschi, sloveni e austriaci». Il Coronavirus invece, sempre secondo il presidente di Assocharter, «ha tenuto alla larga gli ospiti italiani».


Quanto alle diverse aree geografiche, il settore ha contato nell’Adriatico settentrionale una contrazione di presenze del 40 – 50%, mentre in Dalmazia il calo è stato più marcato, fino a toccare quota 60%. Una differenza che si può spiegare facilmente: Istria e Quarnero sono ben raggiungibili in automobile, mentre la regione dalmata dipende molto dagli arrivi via aereo: e come noto la pandemia di Covid-19 ha ridotto ai minimi termini numerose tratte aeree anche in Croazia, con ovvie ricadute negative per il charteraggio nautico. «Abbiamo quantificato in modo semplice le perdite – ha precisato Klisović - basandoci sulle ricerche eseguite dagli addetti ai lavori. In base ai risultati scaturiti da inchieste degli anni scorsi, gli ospiti charter spendono in Croazia una media di 183 euro al giorno. Ecco dunque spiegato l’ammontare di questo buco finanziario, che si è andato dilatando specialmente a partire da agosto, mese nel quale diversi Paesi hanno inserito la Croazia nella lista rossa delle aree a rischio Covid. Da allora il settore si è visti bruciati circa 150 milioni di euro».


L’annata era iniziata molto bene, fino a quando la pandemia in marzo ha fermato tutte le buone premesse. I mesi di maggio, giugno e luglio hanno visto una certa ripresa dell’attività del settore, mentre agosto - come confermato da Klisović - ha fatto segnare l’avvio della seconda fase di declino. E nella facile previsione degli addetti ai lavori, a meno di inattese sorprese il 2021 non sarà l’anno che vedrà tornare l’attività ai livelli del 2019.—
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