«Il classico contro la cultura dei telequiz»

Si riparte dall’economia nell’excursus sui vari sbocchi possibili per uno studente del liceo classico offerto dagli incontri organizzati dal liceo Dante per celebrare i suoi centocinquant’anni di vita. A discuterne ieri in una tavola rotonda dal titolo “Il classico e l’economia” quattro celebri ex dantini, che si sono poi specializzati in materie economiche o in quell’ambito hanno lavorato: l’ex docente universitario Fabio Neri, l’avvocato e presidente di Autovie Venete Emilio Terpin, Leonardo Felician, dirigente di Genialloyd e docente universitario e il più giovane Matteo Montesano, commercialista e assessore comunale al bilancio. «Il liceo è stato per me una scuola di libertà – racconta Leonardo Felician -: il classico forma uomini liberi e colti e la cultura serve per tutta la vita, anche per far carriera nelle grandi aziende. Per essere leader servono cultura e innovazione, perché il futuro è tutto da inventare. E la cultura classica impedisce di fare errori come quello in cui è incorso qualche tempo fa il direttore commerciale di Telecom Italia, che in una riunione per motivare i venditori disse: «Dobbiamo fare come Napoleone a Waterloo.» Certo, specifica Felician, non si tratta della cultura da telequiz, ma di un bagaglio che consenta di astrarre il generale dal particolare, di cogliere l’ordine dal caos, di selezionare e organizzare le informazioni.
«Il classico è stato una vocazione indotta – racconta invece Montesano -: a 13 anni per scegliere mi sono affidato ai genitori, che mi dicevano che questa scuola mi avrebbe aperto la mente. E anche economia è stata una vocazione che potrei definire derivata, perché i miei genitori erano entrambi commercialisti. Ma a posteriori queste scelte le rifarei: il classico mi ha insegnato un metodo per analizzare i problemi. L’adrenalina quando si aspettava che il professore consegnasse la traccia e s’ipotizzava quale potesse essere, il ritrovare nel dizionario cinquanta significati possibili per una parola e doverne scegliere soltanto uno, tutti questi stimoli a trovare soluzioni sono sensazioni che rivivo quotidianamente nel mio lavoro».
E se Neri confessa di essere stato attratto dalla macroeconomia, anche in virtù del periodo storico che stava vivendo, quello della costruzione di un mercato europeo unico, Terpin spiega che per lui, laureato in giurisprudenza, l’economia è stata una scelta imposta, come libero professionista, dalla domanda del mercato, che anche all’epoca necessitava di esperti in quest’ambito. I ricordi degli anni del liceo sono per tutti diversi: Felician confessa di essere tornato subito a visitare la palestra, dove aveva vinto un campionato di pallavolo, mentre Terpin rammenta di non essere stato proprio un alunno modello: «Il mio professore di greco e latino – dice – se la giornata era bella mi guardava stupito e diceva: Come mai c’è il sole e Terpin è a scuola?»
Giulia Basso
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