Il complesso Ater “a prova” di portalettere Valmaura prigioniera di inciviltà e degrado

La pulsantiera del citofono è ormai illeggibile. Le cassette per le lettere divelte. Non arriva neppure la posta. I portalettere fanno difficoltà ad individuare i nominativi. È il biglietto da visita del complesso Ater di via Valmaura, del civico 77 in particolare. Il disagio si respira prima ancora di varcare il portone d’entrata. Negli spazi all’esterno ci si imbatte in materassi accatastati, divani e scaldabagno abbandonati, vetri rotti, scritte sui muri, immondizie ovunque.
Il serpentone grigio-rosso costruito negli anni ’80 viene accarezzato anche da quanti in automobile percorrono la superstrada. Qualche terrazzo è riempito di fiori e piante, altri sono trasformati in una sorta di magazzino, su alcuni fa capolino qualche gatto, altri ancora sembrano dimenticati. Oltre quelle finestre dai serramenti rosso fuoco, si nascondono casi di forte disagio. Un disagio tangibile anche in tutte le parti comuni del mega complesso dove vivono 374 famiglie, in totale 758 persone. Dei residenti – per il 90% cittadini italiani – il 34% ha più di 65 anni e il 59,60% ha un reddito inferiore a 15.600 euro. Nel 38% dei casi si tratta di persone che vivono sole. Nel cortile interno molti bambini giocano a pallone. Il loro vociare è l’unica nota di allegria dell’intero complesso. L’asilo nido, colorato e punta di diamante della zona, in questi mesi è chiuso. Salendo i piani di alcuni stabili, in ogni angolo ci si imbatte in un improvvisato magazzino, o meglio, in un’improvvisata discarica. Mobili sfasciati, borse piene di vecchie scarpe e vestiti, materassi, elettrodomestici rotti, carrelli del vicino supermercato colmi di cianfrusaglie, valige. Il numero dei piani, man mano che si sale, è scritto sul muro, con un gesso. E alla fine si arriva alle soffitte dove, anche varcando una porta che consente di accedere a un terrazzo a livello del tetto, si trovano parti di elettrodomestici, schede madre di computer, autoradio, pezzi smontati e nascosti lì sopra.
Non sono da meno i garage. Poche automobili, molte immondizie. Un’auto inutilizzata e ormai prigioniera della polvere è lì da anni. Accanto sono stati sistemati sacchi neri pieni di rifiuti. «Viene garantito un servizio di pulizia delle parti comuni e quello straordinario di rimozione dei rifiuti ingombranti – assicura Antonio Ius, direttore dell’Ater –, ovviamente cerchiamo anche di diffondere le regole del vivere civile». Infatti, spesso compaiono inviti ai residenti a non abbandonare rifiuti nelle parti comuni. Appelli che vengono ignorati.
Tra quei palazzi si raccolgono spesso storie di alcolismo, tossicodipendenza, fragilità psichiche, residenti “multiproblematici” che è difficile coinvolgere in progetti di integrazione. La situazione viene monitorata dagli operatori del Portierato sociale e del Progetto Habitat Microarea che portano avanti una serie di servizi a supporto delle persone con maggiori difficoltà. Esiste anche una sorta di mutuo soccorso: chi può, chi ha un piatto di minestra o di pasta in più, lo offre al vicino meno fortunato. Ma non basta. E dalle parole degli operatori della Microarea emerge che i forti ritardi nell’erogazione della misura del sostegno al reddito stanno creando problemi enormi, situazioni limite.
«Ci sono molte persone ammodo tra i residenti, soprattutto gente anziana, ma anche troppi incivili e se provi a dire loro qualcosa rischi che reagiscano con violenza», racconta una settantaduenne che vive da sola in uno dei piccoli alloggi che si affacciano sul cortile. «Bisogna farsi gli affari propri – sostiene –, sopportare lo schifo che lasciano nei corridoi, uscire al mattino presto quando la maggior parte dorme e poi starsene tranquilli in casa propria». —
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