«Il Comune non mandi i cani a Cormons»

I cani abbandonati di Trieste andranno a finire al canile “Delle Vallate” di Brazzano di Cormons. Ma le associazioni animaliste Lav e Oipa sono sul piede di guerra.
Il Municipio, «vista l’assenza di fondi per costruire un proprio canile – spiega Emiliano Edera, fino a ieri assessore comunale con delega all’Ufficio zoofilo – ha indetto la gara per affidare i cani a carico del Comune a una struttura. Abbiamo chiesto alla Regione la lista delle realtà accreditate e abbiamo invitato a partecipare alla gara le ditte che ci sono state indicate». Ditte che sulla base di una specifica legge regionale dovrebbero possedere certe caratteristiche, dal tipo di gabbie usate allo spazio a disposizione dei cani, dal riscaldamento dei ricoveri agli operatori presenti.
Alla gara, oltre al canile “Delle Vallate” che ha anche un allevamento di cani da caccia, ha deciso di partecipare solo la “Made in Friuli” di Porpetto che fino a oggi ospitava i trovatelli triestini. La pensione di Brazzano di Cormons ha vinto con un’offerta economica al ribasso del 25%, che comporta per il Comune una spesa di 21 mila euro annui, iva inclusa, per il servizio di ricovero, cura e mantenimento di massimo 12 cani. «La struttura che ha vinto è anche convenzionata con l’Azienda sanitaria isontina, organo di controllo - valuta Edera – ma a garanzia dei cani ho deciso di far eseguire ulteriori controlli e di lasciare questo indirizzo al mio successore». Edera precisa che l’amministrazione in fase di aggiudicazione della gara ha tenuto conto al 30% dell’offerta economica e al 70% delle caratteristiche della struttura.
Ma Oipa e Lav chiedono l’immediata risoluzione della convenzione. L’allevamento Delle Vallate, per gli animalisti, non avrebbe i requisiti previsti dalla legge regionale e opererebbe in deroga ai principi della legge precedente. «Ci sono elementi in eternit, - spiegano - non c’è un adeguato impianto di depurazione delle acque reflue. Il lavaggio dei box si fa con i cani dell’allevamento appena nati presenti dentro i box stessi». Gli animalisti sostengono di avere verificato tra le varie carenze l’assenza di recinti esterni o aree di sgambatura; la struttura assegnataria - aggiungono - non è dotata di un educatore cinofilo.
«Abbiamo chiesto al Comune – spiegano Lav e Oipa - di sospendere il trasferimento. Ma nonostante gli elementi offerti a supporto delle nostre richieste e nonostante quanto emerso in sede di sopralluogo, i funzionari del Comune non hanno ritenuto di assumere alcun provvedimento. Ci riserviamo di agire a tutela del benessere animale per i cani interessati in ogni sede, anche giudiziaria».
Laura Tonero
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