Il cugino Maurizio: «Abbiamo visto la tuta a terra e capito»

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Un urlo a spezzare la campagna di Fossalon, per tutto il giorno battuta dalla pioggia. La corsa, trafelata, verso la miscelatrice. Maurizio Sain e Nicoletta Pozzetto, cugino e moglie della vittima, arrivano in un lampo. Ma di Roberto non c’è traccia. Poi l’occhio cade a terra, su un brandello di stoffa. Un pezzo di tuta. La tragedia, in quell’istante, si materializza nella visione d’insieme. Terribile. Atroce. «In un primo momento non trovavamo Roberto – riferisce Maurizio Sain –, poi abbiamo visto a terra, vicino alla macchina, la manica della sua tuta e ci è diventato tragicamente tutto chiaro».
Il dolore a trafiggere il cuore del cugino e della moglie. L’ingresso in un tunnel buio. Poi, domenica sera, l’arrivo dei vicini, dei parenti, a stringersi attorno alla famiglia in un cordone d’affetto, per proteggerla, come si può, da tutto il dolore che ora piomberà sulle spalle. Anche un sacerdote monfalconese, amico di uno dei due figli, arriva nel grande casale di viale della Vittoria.
Maurizio Sain, il cugino della vittima, resta ad aiutare i soccorritori. Nel giardino della sua azienda, La Bonifica, accoglie la macchina agricola che ha causato la morte del parente: è lui a garantire uno spazio adeguatamente illuminato per consentire il recupero della salma, dopo l’arrivo del medico legale.
Maurizio Sain non si ferma un minuto. E fino a poco prima di mezzanotte (l’intervento dei vigili del fuoco si chiude precisamente alle 23.40) resta a collaborare. Essendo del mestiere, maneggiando gli attrezzi, aiuta i pompieri a smontare alcuni elementi della miscelatrice del fieno. Si prodiga cercando di agevolare il lavoro dei soccorritori attorno alla macchina per estrarre e restituire il corpo del 59enne Roberto Sain. —
Ti.Ca. e AN. BO.
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