Il dramma di foibe e esuli conquista il meeting ciellino

La kermesse di Rimini ospita da oggi una mostra sull’esilio dei giuliano dalmati. Nell’esposizione che poi girerà l’Italia video, immagini e reperti del Magazzino 18
Un dettaglio della mostra curata da Davide Rossi che sarà inaugurata oggi al Meeting di Rimini
Un dettaglio della mostra curata da Davide Rossi che sarà inaugurata oggi al Meeting di Rimini

TRIESTE Le masserizie del magazzino 18 sbarcano al meeting di Rimini. E il mondo delle associazioni degli esuli entra in contatto per la prima volta con il leviatano di Comunione e liberazione, puntando ad estendere la lista dei potenziali referenti politici. È il coronamento della mostra sulle vicende del confine orientale che verrà inaugurata oggi all’incontro sulla riviera adriatica e che rimarrà in loco fino a mercoledì prossimo.

L’esposizione si intitola “Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente. L’esilio dei giuliano dalmati alla fine del Secondo conflitto mondiale” ed è a cura dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, del Coordinamento adriatico e del Centro documentazione multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata di Trieste. Tra i tanti documenti in esposizione, anche delle masserizie prestate dall’Irci per l’occasione. Commenta il presidente nazionale dell’Anvgd Renzo Codarin: «Per noi è un momento importante per diverse ragioni. La prima è che ora, grazie a questa mostra, disponiamo di uno strumento di pregio ed efficace per introdurre le vicende del confine orientale anche a un pubblico di non addetti ai lavori, persone che vivendo lontano dalle nostre terre non necessariamente conoscono a menadito quanto accaduto qui».

La seconda ragione è che per la prima volta il mondo dell’esodo inizia a dialogare con la galassia che circola attorno a Cl: «Storicamente la nostra comunità ha avuto dei referenti politici nella destra e ora, dopo le svolte degli ultimi decenni, anche a sinistra. Però la realtà di Comunione e liberazione era sempre rimasta fuori dal nostro ambito e speriamo che l’appuntamento di Rimini di quest’anno possa essere una buona occasione per far conoscere la nostra gente e la nostra storia». La mostra servirà da introduzione non soltanto a Rimini, ma anche in altre parti del Paese nei prossimi anni: «Ha carattere itinerante - chiude Codarin -, può essere facilmente smontata e girerà l’Italia raccontando le nostre vicende a chi le ha soltanto sentite nominare». Il progetto scientifico è nato già nel 2013, avrà un allestimento d’impatto e tendenzialmente prediligerà gli aspetti più graficamente nuovi e assimilabili: immagini, video, interviste e suggestioni.

Tre sono le direttrici attorno a cui è stata costruita la parte comunicativa, spiega il sito del Meeting: «Al primo posto le foibe, come momento cruento di violenza e di distruzione della personalità. Al secondo l’esilio - non esodo - quale sradicamento delle origini e perdita dell’essenza. Al terzo il ricollocamento, come scelta di vita: via per ricominciare con riferimento all’ipotesi di un ritorno delle future generazioni, in una logica di convivenza tra popoli».

Il curatore, il professor Davide Rossi, spiega: «Il meeting è una manifestazione culturale da quasi 800mila visitatori, di cui circa 500mila giovani. Ci è sembrata un’ottima platea per intercettare un mondo che non è quello triestino, avvezzo a questa storia, ma che anzi sa poco o nulla del confine orientale». La mostra è stata pensata per essere fruibile su più livelli di approfondimento, dal visitatore frettoloso come da chi conosce già la storia narrata.

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