«Il Faraone Romoli tace sul futuro della Uti»

La stoccata del M5S: «Consiglio comunale tenuto all’oscuro. A Gradisca invece si è discusso in aula»

«L’oscura sigla, Uti ,che sta per Unione Territoriale Intercomunale, sta producendo i suoi effetti nell’organizzazione dei singoli Comuni e non tarderà ad averne sulla vita dei cittadini».

È l’opinione espressa dai portavoce del M5S di Gorizia e Gradisca d’Isonzo, Botteghi, Marcosig, Freschi e Policardo. «Lo scorso 13 febbraio il Consiglio comunale di Gradisca ha votato le modifiche allo statuto dell'Uti, modifiche che rendono evidente il fallimento della riforma regionale degli enti locali. Vengono infatti eliminati quasi tutti i vincoli relativi ai tempi di avvio dei servizi e viene autorizzata la nascita di sub-ambiti e convenzioni facendo saltare il disegno normativo» precisa Michele Freschi.

Spiegano anche Botteghi, Marcosig e Policardo di Gorizia lanciando una stoccata a Romoli: «Diamo atto al sindaco di Gradisca di aver almeno coinvolto il suo Consiglio. Da noi nessuno è stato informato e men che meno il Consiglio comunale per un parere e per una discussione nel merito. Evidentemente il fatto che Gorizia sia il Comune capofila pare un dettaglio ininfluente a Romoli, nostro sindaco e “Faraone” dell’Unione».

Concludono i portavoce di Gorizia e Gradisca: «Si pensava ad un'assemblea dei sindaci che definisse i servizi per tutto il territorio, con eventuali successive suddivisioni. In realtà l'avvio immediato dei sub-ambiti si è reso necessario perché non c'è la volontà della maggioranza dei sindaci di lavorare unitariamente, proprio come avevamo facilmente profetizzato».

Nella nota dei grillini si legge inoltre che «la Regione ha calato la sua riforma sui Comuni ed ora si dimostra incapace di portarla a compimento: i risparmi che dovevano arrivare dalla chiusura delle province si stanno traducendo in nuovi costi, più dirigenti e più segretari, che passeranno in rapporto da 4 a 19. Gli ex dipendenti delle Province sono stati trasferiti alla Regione, dove costano di più, ma continuano a lavorare nell'ex sede provinciale e infine regna il caos di competenze con stralci come quello sulla gestione degli edifici scolatici passata dalle province ai comuni e restata nel limbo per l’impossibilità di attuarla».

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