Il flop dello stabilimento di via Cadorna

Tante idee per il riutilizzo e l’aborto del progetto di realizzare un centro wellness con capitali privati
Bumbaca Gorizia 09.04.2018 Stabilimento bagni pubblici © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 09.04.2018 Stabilimento bagni pubblici © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

L’idea originaria, restata tristemente sulla carta perché completamente irrealizzata, era quella di trasformare i vecchi Bagni pubblici di via Cadorna in un moderno e suggestivo centro benessere. Sembrava che la strada fosse spianata. Come si ricorderà, era stata aperta una procedura di project financing che pareva promettere bene.

Ma il progetto finì quasi istantaneamente per evaporare. La cordata che si aggiudicò la finanza di progetto, informò il Comune (era il 2012, sei anni fa) che se si fossero trovati altri investitori loro non avrebbero avuto nulla in contrario. Arrivarono, così, offerte da Trieste, da Mestre e una terza dal Veneto ma le buone intenzioni si arenarono miseramente.

Rimettere in sesto lo storico immobile e trasformarlo in Centro benessere sarebbe costato 3, 3 milioni, come si poteva evincere dal Piano triennale delle opere pubbliche dell’epoca. Tanti soldi. Pertanto, i sogni di gloria sono stati riposti nei cassetti con il passare degli anni. In attesa di tempi migliori. In attesa che la crisi allenti la sua terribile morsa. Se il progetto fosse decollato, sarebbe stato (finalmente) recuperato uno dei tanti palazzi storici della città lasciati completamente al degrado e all’abbandono. L’idea era (ed è tuttora) di riutilizzare il «Civico stabilimento bagni» che è stato realizzato, in via Cadorna, nel 1876-78 su progetto dell’architetto Leopoldo de Claricini. «L’edificio – si legge nella scheda progettuale – venne costruito su un terreno in pendenza, con la parte alta in corrispondenza dell’ingresso. Ciò determinò un complesso volumetrico emergente con due piani sul lato stradale e tre piani verso il giardino. La costruzione originaria comprendeva anche una piscina esterna situata nel giardino retrostante, da due edifici minori che ospitavano le cabine-spogliatoio, da un terrazzamento per il bagno di sole e da un ampio spazio per la funzione estiva dei bagni. Il complesso ha sicuramente subito, dal principio del secolo in poi, degli interventi di modeste entità dettati dalle norme di buona conservazione».

Il recupero edilizio della struttura avrebbe dovuto soddisfare la duplice esigenza di riportare in uso la tradizionale funzione del bagno turco e, al contempo, introdurre ed integrare nuove e più moderne funzioni dedicate al benessere, al fitness nonché agli aspetti più propriamente «curativi» di natura medica o paramedica.

(fra. fa.)

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