Il futuro dell’Acquamarina tra pressing degli utenti e l’incognita dissequestro

«Stiamo male e ci manca, perché la piscina riabilitativa Acquamarina era il nostro modo di vivere, era il posto dove potevamo curare il nostro fisico e la nostra mente». È quanto scrivono sulla pagina Facebook “Riapriamo l’Acquamarina” alcuni utenti disabili e semplici fruitori della struttura terapeutica crollata lo scorso 29 luglio. Persone di ogni tipo, guidate dall'amministratore del gruppo, Manuele Fakin, che nell'acqua della struttura di molo Fratelli bandiera riuscivano a trovare un beneficio al proprio fisico, seppur temporaneo.
Quello lanciato nei giorni scorsi è l’ennesimo grido di allarme disperato che è al tempo stesso un modo per non allentare l’attenzione sul tema della costruzione di una nuova piscina terapeutica. «La struttura è crollata il 29 luglio 2019 a causa dell’incuria di chi ne era responsabile – proseguono gli interessati nel loro scritto – e in questi sette mesi chi dovrebbe salvaguardare la salute dei cittadini non ha fatto nulla, soltanto propaganda elettorale senza realizzare nulla di concreto. Acquamarina era la nostra ragione di vita e ci avete dimenticato, ma siamo in tanti, tantissimi».
Sulla mancanza di un piano di lavoro per la ricerca di un’alternativa alla piscina crollata, è di parere naturalmente opposto la giunta comunale, trovatasi bloccata a causa delle tempistiche dilatate, dovute principalmente al mancato dissequestro dell’edificio di molo Fratelli Bandiera. «Stiamo facendo le nostre valutazioni - spiega l’assessore comunale agli affari generali, Lorenzo Giorgi - sia con l’autorità portuale sia con il demanio. Nelle ultime settimane i fatti contingenti (leggi emergenza coronavirus, ndr) ci hanno un po’ rallentato, ma già venerdì abbiamo avuto un incontro con la stessa Autorità portuale per capire il da farsi. Il problema principale, però, - prosegue Giorgi - è che l’area è ancora sotto sequestro e le tempistiche di sblocco non ci vengono date. Il sindaco ha provato ad accelerare il dissequestro ma purtroppo la cosa non dipende da noi, bensì al momento solamente dalla magistratura».
Nel frattempo la giunta comunale non scarta l’ipotesi di creare una struttura ex novo in un’altra parte della città - leggi Porto vecchio - anche se tale possibilità, come più volte ribadito dagli interessati, non trova d’accordo le associazioni che utilizzavano la vecchia struttura, che la rivorrebbero esattamente nel luogo dove sorgeva originariamente. «Come giunta abbiamo stanziato 7 milioni e mezzo sul piano triennale delle opere per la realizzazione della nuova piscina – spiega ancora Giorgi – e questo al di là del luogo dove poi sorgerà. Nel frattempo nessuno vuole cassare altre possibili opzioni, ma allo stato attuale c’è la spada di damocle dell’incognita legata al dissequestro. E finché non possiamo vedere com'è ridotta la struttura non possiamo prendere una decisione».
E intanto i tempi si dilatano ulteriormente. «Confidiamo nelle prossime settimane di avere un piano più concreto – conclude Giorgi – sia per quanto riguarda la decisione della magistratura che per quanto concerne il demanio». —
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