Il geriatra: il futuro sta nella telemedicina

Da Col: la tecnologia non sostituisce il dottore ma vi si aggiunge, ottimi risultati con costi bassi

Anziani ancora oggi vittime del caldo, ma anche servizi che non riescono a seguire tutti da vicino. Per questi motivi Paolo Da Col, direttore del primo distretto sanitario in via Stock (medico, e geriatra, particolarmente devoto all’assistenza integrale del paziente) si è convinto che la telemedicina è la nostra salvezza a portata di mano.

Ha maturato un pensiero forte a conclusione del progetto europeo “Dreaming” cui Trieste ha partecipato con 60 pazienti volontari over-65 che hanno messo per 3 anni sotto controllo informatico i loro dati di salute. Spediti con rete wi-fi a Monaco di Baviera, rilanciati a Televita di Trieste, che ha rilevato 6000 allarmi di cui 400 gravi, cui i medici hanno posto rimedio. Medicina sempre più disumanizzata?

L’esperimento ha coinvolto 6 paesi, in Italia solo l’Azienda sanitaria triestina, per una spesa locale di 300 mila euro (di 5 milioni in totale), di cui sono stati appena presentati i risultati. Ma quanto è giusto sperimentare in questa direzione? Paolo Da Col: «Soluzioni ottime, facendo i calcoli ognuno di questi pazienti sperimentali è costato 10 euro al giorno per un monitoraggio costante, che può essere utile anche ai familiari. Con gli stessi costi potremmo seguire a domicilio tante persone in più, perfino per sapere in tempo reale se in casa d’estate hanno una temperatura troppo alta. Con i soldi di un solo ecografo si potrebbero comprare decine di dispositivi, evitando molti ricoveri inutili. Da quando è iniziata la sperimentazione inoltre il costo delle apparecchiature è sceso almeno del 40%, ogni assistito già costerebbe meno di 10 euro al giorno».

Ma una persona anziana e con problemi di salute come può cavarsela con apparecchi nuovi, computer e altro? «Il misuratore di pressione è uguale a tutti gli altri, ma contiene un dispositivo wi-fi che spedisce i valori misurati a un piccolo computer collegato a una centrale. Non c’è da far niente. Di tutti gli allarmi rilevati - prosegue Da Col - uno solo si è risolto col ricovero, e in un caso la rilevazione a distanza di fumo in casa ha di certo evitato un incendio». L’assistenza si avvia dunque verso sistemi freddi. Da Col confuta il sospetto: «La tecnologia non sostituisce il medico, ma si aggiunge, la si può usare solo dove già esiste un forte servizio domiciliare. È una maturità di servizio, una normale evoluzione della tecnologia. Prima bisogna prender confidenza col paziente, e poi nel prendersi più cura di lui si aggiunge questa sorveglianza». Il progetto europeo ha coinvolto anche un’associazione di controllo che ha vigilato proprio su umanizzazione e diritti. Da qui un suggerimento concreto: «Se la Regione volesse investire soli 100 mila euro, potremmo avere una quarantina di persone collegate. Gli anziani di domani saranno a proprio agio con le tecnologie nuove: ora siamo capofila di un altro progetto che prevede tablet, penne Usb, smartphone, videoconferenze. La tecnologia, se ben orientata, si affianca al cuore e alle mani umane». (g. z.)

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