Il Giardino della memoria colora il Parco Ungaretti

SAGRADO. Da cupi oggetti di guerra, a colorate opera d’arte. Elmetti, gavette, cinture, fibbie, scarponi, ma anche bottiglie e lattine alimentari: sono i “petali” del “Giardino della memoria”. L’oper...

SAGRADO. Da cupi oggetti di guerra, a colorate opera d’arte. Elmetti, gavette, cinture, fibbie, scarponi, ma anche bottiglie e lattine alimentari: sono i “petali” del “Giardino della memoria”. L’opera realizzata al Parco Ungaretti dall’artista Franco Maschio trasforma il lugubre materiale bellico ritrovato tra le vigne e gli ulivi della Tenuta Castelvecchio in qualcosa di gioioso capace di infondere nell’osservatore un sentimento di speranza. L'installazione è stata inaugurata nei giorni scorsi alla presenza delle massime autorità ecclesiastiche, militari e civili e dei comandanti di venti sezioni della “Julia”. Voluta dall’associazione “Amici di Castelnuovo”, e realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, si compone di due piramidi che simboleggiano l'unione fra la terra e il cielo. Gli spigoli della piramide esterna sono stati realizzati con due binari italiani e due austriaci. A rappresentare la pace tra Dio e gli uomini, sulla sommità sono state collocate colombe bianche e colombe color arcobaleno. Le colombe hanno il compito di accompagnare verso il cielo i soldati dei due schieramenti, arrivati sul Carso con le rispettive tradotte. Nella piramide più piccola, realizzata dal "maestro della forgia " Franco Demarchi, volontario dell'associazione “Amici di Castelnuovo”, sono stati collocati i reperti emersi dalla terra in questi ultimi anni. Si tratta di oggetti senza valore commerciale o collezionistico, ma di grande significato simbolico: rappresentano i pochi oggetti che potevano portare consolazione ai giovani ragazzi al fronte. Metafora all’eterna pace tra i popoli, il giardino ed il suo monumento sono delineati da un camminamento a forma di "8" che vuole simboleggiare l'infinito. La teca piramidale non è chiusa: i cittadini potranno riempirla con gli oggetti bellici in loro possesso. Il nome del donatore verrà iscritto su un albo d'onore e i suoi reperti conservati per sempre. L'aspetto vivace dato dai colori, oltre a nascondere l'usura del tempo e l'incuria degli uomini, trasforma oggetti di morte in opere d’arte. «Ai ragazzi che qui si recheranno per visitare i luoghi della Grande guerra, il monumento non mostrerà collezioni di bombe, o di mazze o di pugnali, o di fucili, strumenti pensati e costruiti per uccidere le speranze dei giovani soldati, ma petali colorati, simbolo dell'esplosione primaverile e della speranza che alimentava la vita di ogni soldato». A celebrare la messa che ha preceduto la presentazione dell’opera è stato monsignor Gaetano Bonicelli, vescovo emerito di Siena e generale del Comando militare.(s.b.)

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