Il giudice di pace già in emergenza teme la paralisi sul tema immigrati

La media viaggia sui 2.300 fascicoli all’anno, quasi spartiti a metà tra penale e civile. E il trend è in costante crescita. A farvi fronte un solo magistrato, il dottor Giuseppe La Licata, e quattro dipendenti ministeriali e uno in comando temporaneo da uno dei Comuni del circondario di Gorizia. Basta questo rapporto a indicare che l’Ufficio del Giudice di Pace lavora in perenne stato di emergenza.
Un carico di lavoro che, considerata la peculiarità di servizio di prossimità con il cittadino, nonché la tipologia dei procedimenti di competenza, mette a dura prova l’esiguo organico. Gli accorpamenti delle sedi di Monfalcone e Gradisca d’Isonzo, anche questo è un dato significativo, hanno consegnato a Gorizia 1.033 procedimenti.
Ce n’è abbastanza per comprendere subito il peso di un’attività svolta a ritmo serrato. In media i processi penali vengono istruiti e chiusi nell’arco di un anno, un anno e mezzo, quelli civili in meno di un anno. Tra le molteplici funzioni rientra l’attività amministrativa post dibattimentale in ordine ai procedimenti penali andati a sentenza, circa 300 fascicoli all’anno, nonché il recupero dei crediti relativi a multe, ammende e alle spese di giustizia. Ed è sempre l’Ufficio del Giudice di Pace ad occuparsi delle pratiche circa le richieste di ammissione degli imputati e/o parti civili al patrocinio a spese dello Stato, con le relative istanze di liquidazione da parte dei difensori.
È una corsa contro il tempo. A complicare la situazione c’è un’ulteriore incombenza in ordine alla gestione giuridico-amministrativa dei migranti, procedimenti e pratiche appannaggio del giudice di pace. Pende una “spada di Damocle” preoccupante: la possibile apertura del Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) di Gradisca potrebbe effettivamente mettere in ginocchio il Servizio. Il baratro che si profilerebbe è la paralisi. La previsione è di un carico quantificato sull’ordine di 1.800 procedimenti all’anno, a cui si sommano 3.600 richieste di liquidazione dei compensi presentate dai legali per le difese e dagli interpreti.
Veniamo ai numeri specifici. Per il settore penale, nei primi nove mesi di quest’anno i procedimenti in fase di indagine preliminare sono 566, i processi a dibattimento sono 197. Nel 2018 sono stati rispettivamente 914 e 388, mentre nel 2017 si era a quota 1.139 e 85. Una media annuale quindi di 1.000 fascicoli in fase preliminare e 300 a dibattimento.
Il settore civile non è da meno. Nei primi nove mesi di quest’anno sono giunti all’Ufficio 765 procedimenti, a fronte di una pendenza di 117. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno i nuovi procedimenti sono lievitati di quasi 100 fascicoli. Nel 2018 i procedimenti sono stati 930, con 156 pendenze non evase nell’anno precedente. Nel 2017 agli 888 procedimenti sopraggiunti erano pendenti 184 non “smaltiti”. Una media annuale, quindi, di oltre 900 fascicoli.
Il maggiore impatto numerico, come è stato spiegato dall’Ufficio del Giudice di Pace, è rappresentato dai ricorsi per decreti ingiuntivi e contro le sanzioni amministrative.
In questo caso, infatti, l’attività di cancelleria civile comporta spesso il rapporto diretto con il cittadino, tra le richieste di informazioni ma anche la necessità di gestire le pratiche in tempi stringenti.—
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