Il grazie del comitato dei 970 al personale dell’ospedale

«Grazie al personale medico e assistenziale dell’ospedale di Gorizia che, durante questa seconda “ondata”, si trova a gestire una struttura di 94 posti letto complessivi (30 di Medicina generale e 64 Covid a media assistenza)».
Inizia così la lettera aperta del “Comitato dei 970”, guidato da Adelino Adami, medico chirurgo in pensione che ha lavorato all’ospedale di Gorizia e successivamente a Trieste, e da Giorgio Bisiani, tecnico che ha legato la sua carriera al servizio di Emodialisi del nosocomio goriziano. Ma al di là del ringraziamento, il gruppo di cittadini va oltre. «Per prima cosa, bisogna riconoscere il loro senso di responsabilità e di sacrificio, ma questo non basta. Riteniamo, infatti, che ringraziare voglia dire anche apprendere come sono andate le cose e soprattutto impegnarsi affinché quello che loro stessi chiedono venga tenuto nel debito conto e realizzato dai dirigenti aziendali e dai vertici istituzionali regionali. Se al nostro grazie non si aggiunge quest’impegno, il grazie rimane una parola vuota. Vediamo quindi come sono andate le cose. Esisteva un piano pandemico che prevedeva che il nostro ospedale restasse Covid-free: invece, a più riprese, si è deciso di istituire posti-letto per malati Covid a media assistenza, fino ad arrivare ad un totale di 64 ad oggi. A fronte di questo enorme aumento di carico di lavoro quanti medici, personale infermieristico e assistenziale in più, ha messo a disposizione l’Azienda sanitaria? Per quanto riguarda i medici: nessuno».
Secondo il Comitato, solo tenendo presente questo dato si può capire fino in fondo l’entità dell’impegno che il personale medico della Medicina e i medici specialisti nell’area medica si sono assunti volontariamente, coadiuvati da qualche medico del San Polo di Monfalcone.
«Inoltre, abbiamo sentito durante l’audizione in terza Commissione regionale sanità che i reparti per Covid a media intensità degli ospedali triestini hanno a disposizione un medico di guardia attiva notturna. Perché non si è ritenuto di attivarla anche a Gorizia? Forse perché a Gorizia si poteva contare sulla presenza del medico della rianimazione pronto ad intervenire nei casi in peggioramento? Ma allora: perché, ad un certo punto, si era pensato di trasferire i medici rianimatori a Trieste? Chi sarebbe rimasto nelle ore notturne? Chi avrebbe supportato i pazienti ricoverati per Covid che si fossero aggravati e che necessitavano di un trasferimento nell’ospedale hub? Solo la voce forte dei cittadini e l’impegno del personale tutto - tuonano Adami e Bisiani - hanno impedito che si realizzasse questo piano. Si è, paradossalmente, mantenuto il solo laboratorio per la diagnosi dei tamponi a Monfalcone, allungando i tempi di risposta».
Il Comitato dei 970 esalta il cosiddetto «fattore umano» che è «il più grande valore della nostra sanità. Pertanto, rinnoviamo un caloroso grazie a queste persone che, in un frangente così drammatico, hanno continuato a garantire l’assistenza sia ai pazienti della Medicina (che non erano scomparsi), sia ai pazienti Covid, sia ai pazienti della Rianimazione. Quindi non dimentichiamoci di loro quando avranno bisogno del nostro sostegno per ottenere dai vertici aziendali e dalle istituzioni regionali gli investimenti necessari per portare la nostra sanità pubblica ospedaliera e territoriale dell’area isontina nell’era post-Covid». —
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