"Il Kosovo deve entrare a far parte dello Stato della Grande Albania"
”Vetevendosje” (”Autodeterminazione”), il suo movimento politico nato nel 2005, mira addirittura alla creazione di una ”Grande Albania”, l'antico sogno nazionalista che può incendiare i Balcani

Albin Kurti
BELGRADO
Nel 1997 era alla testa degli studenti di Pristina che volevano riprendersi l'università da cui erano stati cacciati da Milosevic. Nel 1999, accusato di essere un ”terrorista”, fu picchiato a sangue dalla polizia serba e condannato a 15 anni di carcere, di cui due scontati. Oggi Albin Kurti di anni ne ha 35 e non porta più i capelli lunghi che i serbi usavano per trascinarlo in prigione. Vanta però altri mesi di galera per aver organizzato manifestazioni di massa contro i ”colonialisti” dell'Onu e la corruzione dilagante. Kurti sarà una delle sorprese delle prime elezioni parlamentari del Kosovo indipendente, in programma il 12 dicembre. ”Vetevendosje” (”Autodeterminazione”), il suo movimento politico nato nel 2005, mira addirittura alla creazione di una ”Grande Albania”, l'antico sogno nazionalista che può incendiare i Balcani.
Qualcuno definisce ”Vetevendosje” il ”Tea party” del Kosovo, un outsider che convoglierà la frustrazione popolare contro i potentati locali e la comunità internazionale che per dieci anni hanno mal governato il Paese.
Noi crediamo nello Stato sociale, nel legame tra uguaglianza, responsabilità sociale e libertà, non raccogliamo solo frustrazione. Vogliamo creare un cittadino politicamente attivo. Non siamo contro gli ”internazionali” o lo Stato. Non è però più accettabile essere governati da una struttura coloniale e da élite locali corrotte e servili a cui non interessano i bisogni e la volontà del popolo.
Quali sono le prossime sfide che attendono il Kosovo?
I negoziati con la Serbia e le privatizzazioni. Non si deve dialogare con la Serbia fino a quando essa non riconoscerà la nostra sovranità, chiederà perdono per le migliaia di vittime della guerra e per la repressione. Fino a quando non riconsegnerà le 1.800 persone scomparse durante il conflitto e smetterà di finanziare le strutture illegali serbe in Kosovo. Sul fronte privatizzazioni, lo Stato deve mantenere il controllo su settori strategici come l'energia, le miniere, le telecomunicazioni e le infrastrutture.
Come immagina le relazioni tra Belgrado e Pristina?
Diventeranno buone solo quando il Kosovo non sarà più un tema del dibattito politico a Belgrado. Perché ci sia mutuo rispetto e reciprocità, ci deve essere il riconoscimento.
E il problema del Nord del Kosovo, a maggioranza serba e, di fatto, sotto il controllo di Belgrado?
La situazione del Nord è fatta di violenza. Violenza causata dalle strutture parastatali finanziate dalla Serbia. Sono apparati sovversivi che operano contro l'ordine pubblico e lo sviluppo della regione. Riprenderemo il controllo dei confini a Nord e argineremo la criminalità che lì prolifica.
Che futuro immagina per i serbi del Kosovo?
Tutti i cittadini del Kosovo devono godere degli stessi diritti. Serbi e albanesi hanno convissuto per secoli e devono continuare a farlo.
Lei di recente ha parlato di unire Kosovo e Albania. È un obiettivo realistico, sostenuto dalla volontà popolare?
Il popolo del Kosovo ha il diritto di decidere sul proprio futuro. La nuova Costituzione, introdotta nel 2008 senza consultare i cittadini, ci nega questo diritto. Organizzeremo referendum paralleli in Albania e in Kosovo. La gente potrà così esprimersi. I sondaggi dicono che il sostegno popolare a questa idea già c'è. Non è un sogno romantico. La creazione di uno Stato albanese è una soluzione che porterà pace e stabilità politica ed economica nella regione.
Ci sono albanesi anche in Montenegro, Macedonia, nel Sud della Serbia. Faranno anche loro parte di questo futuro Stato unitario?
Lo Stato sovrano albanese, che dovrebbe includere Kosovo e Albania, si occuperà anche degli albanesi che vivono in altre zone dove sono sottorappresentati nelle istituzioni e nell'economia e dove la repressione fisica è ancora una realtà. Questo non è giusto. Dove sono autoctoni, devono avere un futuro di pace, prospero e dignitoso.
In un periodo storico in cui si aspira all'abolizione dei confini, non le sembra anacronistica l'idea di uno Stato etnico albanese?
Vivere in un'Albania unita non è un anacronismo, come non lo è essere italiano, inglese, tedesco o francese. Inoltre ci saranno anche delle minoranze in questo Paese e i loro diritti saranno protetti. L'integrazione in altre entità transnazionali non può soddisfare la nostra volontà e il nostro bisogno di unità. Uno Stato nazionale ci permetterà inoltre una più efficace integrazione nell'Unione Europea. Non è passato tanto tempo da quando l'unificazione di Germania Ovest e Germania Est ha reso l'Ue più forte. Lo stesso accadrà con la nazione albanese.
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