Il Marina Sant’Andrea all’Agrituristica Lignano per oltre 3,5 milioni

Viviana Zamarian / Cervignano

Avevano tentato di rubare dei videopoker il 28 aprile 2019, alla stazione di servizio Q8 di Cervignano, lungo la regionale 352. Ma senza riuscirvi. Perché le apparecchiature erano state saldamente fissate al muro del bar dai gestori proprio per evitare furti.

Giovanni Poropat, 45 anni, e Davide Mazzini, 33enne, entrambi residenti a Udine, avevano agito con altre due persone non identificate: erano stati arrestati dai carabinieri di Palmanova congiuntamente alla Squadra mobile della Questura di Udine. Ieri in tribunale è stata celebrata l’udienza con rito abbreviato. A pronunciare la sentenza il giudice monocratico Nicolò Gianesini che li ha condannati a 3 anni e 2 mesi di reclusione – a fronte dei 3 anni e 6 mesi richiesti dal pm Alberto Cino - per tentato furto aggravato in concorso e per ricettazione in concorso di una Bmw X4 rubata il 29 marzo a Budoia, in provincia di Pordenone, e usata anche per il tentato colpo nell’area di servizio.

I due imputati, per i quali il Tribunale del Riesame di Trieste aveva disposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, sono stati assolti con formula piena per gli altri reati ipotizzati nei loro confronti dal pm Marco Panzeri, titolare dell’inchiesta: furto aggravato di una macchina da un’azienda agricola di Povoletto, il tentato furto aggravato in concorso del bancomat della filiale Banca Ter in via Verzegnis a Udine che i malviventi aveva cercato di sradicare appunto con la macchina agricola, ricettazione in concorso di un Pick-up proveniente da un furto commesso tra il 2 e il 3 aprile alla Gieffecar di Udine e poi utilizzato per il tentato colpo al bancomat.

Una sentenza che però non soddisfa gli avvocati Pieraurelio Cicuttini e Nicoletta Menosso. «Faremo appello sicuramente – ha affermato l’avvocato Menosso – perché la consulenza che avevamo introdotto nel processo insinua più di un ragionevole dubbio sulla colpevolezza dei nostri assistiti, non ci pare corretto e rispondente ai Principi del diritto fondare una responsabilità penale su un criterio di mera compatibilità, peraltro per il solo Mazzini. La condanna non si può dire pronunciata al di là di ogni ragionevole dubbio perché i dubbi qua ci sono, rimangono e sono tantissimi». —

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