Il miracolo della Vergine salvata dalle acque

Il simbolo della chiesa di Panzano, la statua della Beata Vergine Marcelliana, ha un’origine miracolosa: rinvenuta nel 500 in un’imbarcazione senza equipaggio sul fiume Rosega, fu accolta a Monfalcone dove le fu costruito un Santuario. Della località, la “Pieve Marcelliana”, esistono invece documenti scritti già nel 12° secolo in un decreto del Patriarca Volrico con cui veniva assegnata metà della Pieve all’Abbazia benedettina di San Martino della Beligna. La presenza dei benedettini a Monfalcone resterà legata a lungo al “Ponte dei mendicanti” dove convenivano i poveri per l’elemosina, distrutto negli anni ’20. Tra il 12° e 13° secolo la malaria decimò la popolazione della Pieve che andò a rifugiarsi nel vicino e nuovo borgo di Monte Falcone. Ma per secoli la nuova chiesa lì sorta nel ’500 (l’attuale Sant’Ambrogio) continuerà a chiamarsi Santa Maria Marcelliana. Tra il 1360 e il 1364 l’antica chiesa fu demolita e ne fu costruita una nuova: una delle tante ricostruzioni dell’edificio nel corso della sua storia. Dopo aver sopportato gravi conseguenze a causa delle lotte tra due fazioni per la nomina del Patriarca di Aquileia, Monfalcone nel 1386 fu colpita da un’epidemia di peste. I monfalconesi ricorsero alla Vergine per implorare il suo aiuto, facendo voto di recarsi settimanalmente in processione alla Marcelliana. Voto mantenuto ogni sabato fino agli inizi del nostro secolo, ma oggi dimenticato. Tra il ’400 e il ’600, a causa dell’invasione dei turchi e dei pirati Uscocchi, l’edificio della Marcelliana subì vari interventi di ampliamento.
In seguito al grande sviluppo economico della prima metà del 19° secolo, Monfalcone si ingrandì al di fuori delle mura medievali per permettere la fusione del centro con i nuovi borghi, tra cui la Marcelliana. Le strutture decrepite della chiesa furono demolite e ricostruite, fra il 1840 e il 1844. La grande guerra non risparmiò la chiesa, bombardata dalle artiglierie e utilizzata come ospedaletto da campo. Solo la statua della Vergine rimase intatta sull’altar maggiore. Nel dopoguerra la chiesa fu curata dai Padri Claretiani. Ritiratisi questi, fu rettore don Ferdinando Tonzar. Nel ’27 la chiesa fu affidata ai Padri Francescani della Provincia veneta di Sant’Antonio che la fecero rinascere e realizzarono l’attiguo Convento (1939). Il secondo dopoguerra vide il rifiorire della Marcelliana, divenuta nel frattempo parrocchia, con la costruzione delle strutture ricreative e sportive per la gioventù.(f.m.)
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