Il mitico basket jugoslavo al tempo di Sergio Tavcer

Cabeza, corazon e c... Sono queste le tre "c", intelligenza, cuore e determinazione, che fanno un capione di basket. Parola di Sergio Tavcar, maestro delle telecronache, testimone dagli anni '70 della pallacanestro jugoslava trasmessa da Capodistria, ospite dell'ultimo appuntamento della rassegna Il Libro delle 18.03. Un giornalista sportivo dalla lingua rasata, lo ha definito il collega Roberto Covaz sottendendo senza peli, presentandolo nella sala Apt.
Guizzante nelle parole e nella rapida gestualità da cestista Tavcar, guidato da Covaz, ha ripercorso partite e miti raccontati nel libro "La Jugoslavia, il basket e un telecronista". Una conversazione tutta in movimento da richiedere un metaforico asciugamano sul collo di Covaz per detergere il sudore. Veloce, creativo, sorprendente nei passaggi come le azioni dei campioni incontrati nei palazzetti di tutto il mondo.
«Tempi in cui giocavano atleti che oggi sarebbero "illegali" - ha detto Tavcar - gente del calibro del triestino Daneu, dei goriziani Vittori, Bassin e Brumatti e ancora Korac e Cosic, solo per citarne alcuni. Sportivi fortissimi come Dalipagic, che dopo gli allenamenti con il coach goriziano Tonino Zorzi, proseguiva con un supplemento di tiri perchè centrare il canestro per i fortissimi jugoslavi non era un dono divino». Ascoltare Tavcar raccontare un'azione, una finta che ridicolizza "un lungo" e porta "un piccoletto" a canestro significa rivivere quell'azione. «Il basket è uno sport intelligente, se non hai testa cambia discliplina - è la sferzante verità di Tavcar - .Certo poi ci sono anche i giocatori costruiti con applicazione maniacale come fu per Petrovic. Oggi sul parquet ci sono spesso "palle lesse" che non mi interessano». Non ha perso la graffiante verve Tavcar, e il pubblico numeroso commenta e applaude. Nel 1986 anche nello sport si percepirono le prime avvisaglie della guerra che di lì ad alcuni anni avrebbe sconvolto i Balcani. Colpa delle cancellerie internazionali proprio come oggi in Libia.
«Un finale con il botto per questa edizione primaverile della rassegna - commenta Giorgio Mosetti presidente dell'associazione Il Libro delle 18.03. Oltre 400 persone hanno seguito i 5 appuntamenti in sala e le due uscite in bus. E ora si lavora all'edizione d'ottobre». Paolo Polli, presidente dell'Apt, uno degli sponsor della rassegna, aggiunge che nei programmi futuri vi è l'allargamento ad altre località della provincia.
Margherita Reguitti
yyPrimo appuntamento oggi alle 18 in casa Ascoli della rassegna "Leggere la storia", organizzato dalla Biblioteca statale con e l'Istituto di Storia sociale e religiosa e la Parrocchia di San Rocco.
Protagonista del primo appuntamento dei sei in programma Giovanna Paolin che parlerà di "Padri e figli nell'Europa medievale e moderna" di Philippe Ariès. Seguiranno il 26 Donata Degrassi con "I caratteri originali della storia rurale francese" di March Bloch a confronto con "Storia del paesaggio agrario italiano" di Emilio Sereni.
Il ciclo di incontri proseguirà a giugno con altri due appuntamenti. Giovedì 9 e giovedì 30, Giuseppe Trebbi proporrà "Lutero" di Bainton e Gabriele Zanello presenterà "Dalla comunità all'individuo" di John Bossy. Giovedì 21 luglio sarà la volta di Liliana Ferrari con "I re taumaturghi" di Bloch. Chiuderà il 1 settembre Andrea Tilatti con "Apologia della storia" di Bloch. I primi tre incontri si terranno alle 18 in casa Ascoli gli ultimi alle 20.30 nella "Sala Incontro" della Parrocchia di San Rocco.
L’obiettivo della rassegna è produrre dei trailer estrapolati dai grandi libri di storia proponendo con un linguaggio divulgativo accessibile a tutti, testi fondamentali per capire la storia con la "S" maiuscola. «L'idea del progetto - ha spiegato Marco Menato, direttore della Bsi - è invogliare un pubblico vasto alla lettura di saggi storici, in un'azione assimilabile, seppur diversa, ai gruppi di lettura che si riuniscono in biblioteca per condividere e commentare romanzi, poesie e saggi».
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