Il MuCa decolla con il nuovo Cant Z 501

Con l’inaugurazione di ieri si è aperta una nuova pagina di storia per il Museo della Cantieristica di Panzano che si è arricchito di un bellissimo modello in scala 1 a 5 di Cant Z 501, noto come il Gabbiano, un idrovolante da pattugliamento installato sui sostegni della vetrata a soffitto della sala dedicata al modellismo. Ha un’apertura alare di 4 metri, un peso di quasi 300 chili ed è sospeso, attaccato al soffitto, in corrispondenza della vetrata nella sala dedicata al modellismo.
Uno dei modelli più famosi realizzato dall’ingegner Filippo Zappata nel 1934. Nello stabilimento ne furono realizzati oltre 1.400 e in fabbrica trovarono impiego 5.000 operai per questa produzione di eccellenza. Una bella festa, la cerimonia presieduta dal sindaco Anna Cisint, che ha sottolineato la complessa operazione di restauro, risultato che continua a gratificare il grande lavoro cominciato dal 2017 per dare nuova luce al museo e ricordare ciò che il cantiere ha fatto.
«Normalmente – afferma Cisint – quando si parla dei cantieri di Monfalcone ci si riferisce ai grandi transatlantici e alle navi da crociera o ai sommergibili. Monfalcone è stata molto di più e fra le varie produzioni di eccellenza quella degli idrovolanti e degli aerei è stata una delle più importanti». «Riteniamo – aggiunge Cisint – che il MuCa sia l’unico in Europa, perché oltre a essere un museo di archeologia industriale che ricorda tutte le produzioni del cantiere, ha un sito produttivo vicino, attivo e che costruisce. Oggi è un altro passo in avanti per la città e il cantiere, ma nell’immediato avremo altri progetti». Presenti ieri diverse autorità e civili e militari, tra cui il comandante della Capitaneria di porto Giovanni Nicosia, l’assessore regionale al Patrimonio Sebastiano Callari, il direttore scientifico della Fondazione Fincantieri Matteo Martinuzzi, che ha illustrato il lungo percorso e la storia del restauro, poi il presidente dell’Associazione Marinai d’Italia Onofrio De Falco, i due restauratori dell’idrovolante, Riccardo Benco ed Elena Galesso (che hanno ricevuto un attestato), soci del Centro regionale studi di storia militare antica e moderna di Trieste, attualmente presieduta da Diego Guerin.
L’allestimento è stato curato dalla ditta Nautilus, sulla base dei calcoli statici dell’ingegner Paolo Berini. C’erano anche gli studenti di due classi della media Randaccio che hanno ammirato il velivolo, poi Vladimir Bobig, classe 1920, assieme a Giuseppe, figlio di Mario Zampar, operai delle Officine Aeronautiche del cantiere. L’idrovolante recuperato in un capannone di Fincantieri è stato messo a disposizione dalla Fondazione, mentre il Comune ha trovato la disponibilità dell’associazione modellisti, che ha completato l’accurato recupero. Quando l’Italia entrò in guerra nel giugno 1940 erano in servizio 202 esemplari che eseguirono numerose operazioni di salvataggio in mare, riconoscibili dai colori tipici delle ali. –
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