Il neoclassicismo di Villa Tonello un raggio di luce a Montesanto

Punti di vista
Via di Salcano, come si chiamava via Montesanto agli inizi del Novecento, costituiva una sequela di ville signorili nell’allora borgo Carinzia, una sfilza di edifici monumentali annunciata da palazzo Attems in piazza Corno, attuale De Amicis. Non c’era ancora via Pellico e bisognava passare per la via del Corno, rinominata Balilla nel Ventennio e tale rimasta, incontrando in cima a sinistra la villa Suardi poi Ritter e in piazza Catterini, oggi Medaglie d’Oro, il grande palazzo Catterini sulla destra. All’inizio di via Montesanto il solenne portale dorico di villa Ceconi, marziale realizzatore di trafori ferroviari, poi a sinistra villa Brunetti e quasi di fronte la villa Tonello (foto), alla quale seguivano sullo stesso lato le grandi ville Frommer e Giulay, cui si deve la fontana dei Giardini.
Gorizia ha pagato un prezzo altissimo per i bombardamenti del 1916, con la scomparsa di tante belle architettura, tra tutte il palazzo Attems di Piedimonte. Borgo Carinzia non rimase indenne: sulle macerie di palazzo Ritter è sorta la scuola d’Arte, condomini su quello dei Catterini, gli avanzi di villa Frommer attendono nell’abbandono del parco e su villa Giulay è sorta la chiesa del quartiere. Sopravvissero villa Ceconi, trasformata in convento da Max Fabiani e villa Tonello, dalla sua proprietaria nel 1880 Anna Tonello in Stroilli, alla quale subentrò 8 anni dopo la baronessa Matilde Engerth, seguita nel 1901 da Maria Lenassi in Tonkli e il figlio avvocato Nicolò; poi nel 1930 Carlo Crocetti e dal 1967 Margherita Crocetti in Petronio, che l’anno dopo la cede a Benito Gandolfi grazie al quale l’edificio è arrivato fino a noi.
Non è noto il committente, né il progettista di questo felice esempio di neoclassicismo sorto negli anni Trenta dell’Ottocento, uno stile peraltro poco presente a Gorizia, dove arriva in ritardo ed è presto soppiantato dal più misurato stile ecclettico che contraddistingue la città.
Oggi la villa è in fase di manutenzione, ma già se ne vedono i risultati per l’armonia delle tinte appropriate alla facciata vincolata dal 1996. Il restauro, opera dell’architetto Augusta Sanson e dell’impresa di Egidio Braidot, porta un raggio di luce nelle tenebre degli ultimi eventi architettonici che hanno ferito il centro storico. –
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