Il nuovo film del liceo Buonarroti una candid camera sulle diversità

I ragazzi del Laboratorio cinema del liceo Buonarroti sono tornati a girare. Questa volta nelle strade della città, teatro di un “esperimento sociale” che guarda a YouTube e Fanpage, non senza raccogliere l’eredità di Nanni Loy, padre della “candid camera” all’italiana. Già, perché, a monte un percorso sul tema della “alterità”, sono state di fatto esplorate le reazioni dei monfalconesi, italiani e stranieri, alla presenza di una ragazza vestita da cosplayer. Quindi del tutto fuori contesto.
Sorpresa e perplessità, sorrisi o indifferenza, più o meno forzata, sono state immortalate da alcune micro-telecamere. «Poi le persone con le reazioni più decise sono state intervistate dai ragazzi, per comprenderne le ragioni», spiega Cristian Natoli, regista di quello che sarà un documentario cortometraggio, atto finale del percorso finanziato dal Miur e dal Mibac con il bando “Cinema per la scuola”. «I ragazzi hanno iniziato a ragionare sul tema dell’alterità e della diversità a Monfalcone – racconta Natoli –, con la voglia di parlarne in modo ironico, pur senza perdere di profondità». L’altra esigenza era quella di costruire in ogni caso un prodotto filmico, qualcosa di più di un semplice esperimento sociale. C’era quindi bisogno anche di una storia e non solo di un espediente per misurare la risposta dei co-protagonisti del cortometraggio. «L’abbiamo trovata in una ragazza di nome Andrea, amica di uno studente, che aveva sempre desiderato vestire i panni della cosplayer, ma non ne aveva mai trovato il coraggio», prosegue Natoli. Lo trova per l’occasione, realizza il suo primo costume, si mette in gioco, non sapendo, però, se continuerà a farlo. Nell’intervista che precede le riprese in città, Andrea spiega che dipenderà dalle reazioni delle persone che incontrerà per strada o nei negozi (che si sono prestati). «Il filo conduttore è quindi l’interrogativo: “Andrea continuerà a fare la cosplayer?”», aggiunge Natoli, autore del documentario sulla strage di Peteano “Per mano ignota”, non l’unico professionista ad affiancare gli studenti del Laboratorio cinema del Buonarroti (c’è Debora Vrizzi a sovrintendere alla fotografia e Havir Gergolet al suono).
La risposta è varia. «C’è chi come un signore bengalese vestito in modo tradizionale ha detto che il costume della cosplayer gli è piaciuto molto – racconta Natoli –, aggiungendo di essere pure lui vestito in modo diverso dalla maggioranza». Signore di una certa età in transito lungo la galleria Gran pavese guardano invece con occhio indagatore la troupe di giovani alle prese con riprese delle immagini e del suono. Certo è che l’ultimo progetto del Laboratorio cinema, coordinato dalla docente di lettere Grazia Giovannardi, si discosta e non di poco da quelli precedenti, come il corto “I tre usi del compasso”, che ha debuttato al ShorTS-Maremetraggio, sbarcando anche lo scorso settembre alla Mostra internazionale del cinema di Venezia, o il documentario “La treccia di Monfalcone”. L’obiettivo rimane però sempre quello di avvicinare gli studenti ai linguaggi cinematografici e alla loro traduzione in prodotti finiti. La post produzione del nuovo corto-documentario sarà effettuata alla ripresa dell’anno scolastico e proiettato al Kinemax. —
La. Bl.
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