"Il Parco del Mare in Porto Vecchio? Pessima idea"

Vittorio Sgarbi boccia il progetto: "E per l’Authority candido Dipiazza"
Sgarbi con Primo Rovis
Sgarbi con Primo Rovis
Il Parco del Mare all’interno del Porto Vecchio di Trieste? «Una pessima idea». Roberto Dipiazza o Marina Monassi come presidente dell’Autorità portuale? «Dipiazza. Così potrebbe continuare ad avere un ruolo in città». Vittorio Sgarbi non si smentisce: arriva alle 19.03 con oltre due ore di ritardo alla libreria Italo Svevo di Trieste sull’orario previsto dagli organizzatori e trincia due giudizi senza appello difronte a una platea leggermente inferocita.


Ma lui non si scompone più di tanto, dispensa baci alle amiche di sempre come Rossella Gerbini e Barbara Fornasir, e replica stizzito alle proteste di un signore con barba austroungarica: «Io in ritardo? Non sono affatto in ritardo. Sono stato convocato per le 19». E, tanto per dimostrare di essere il re della puntualità, cerca inutilmente sul blackberry l’email che offra la prova di questa sua convinzione. Ma non la trova. Così i suoi ligi accompagnatori non ci pensano due volte a scaricare tutta la responsabilità sui media che sbagliano sempre gli orari. Eh già. In verità, se lo sbaglio c’è stato, è stato per difetto: i giornali e le televisioni hanno indicato ieri due orari: le 17 e le 18 (riducendo in questo caso di un’ora l’attesa, verrebbe da dire). L’orario delle 19, invece, era conosciuto dal solo Sgarbi e da pochi intimi visto che nessuno alla libreria ha sentito il dovere di informare i presenti. La saletta della nuova Svevo (in Galleria Fenice, via Battisti) una sessantina di posti a sedere, era già piena come un uovo fin dalle 17.15.



Molti alla fine hanno così disdetto il promesso «Viaggio sentimentale» promesso dal critico d’arte di Ferrara. «Nell’Italia dei desideri» c’è anche di meglio da fare. «Non esiste» ha dichiarato telegrafico, per esempio, l’avvocato Sergio Trauner abbandonando il campo, senza troppi complimenti, alle 18.45. Non c’è fede liberale (entrambi hanno militato nel Pli) che tenga dopo tre quarti d’ora di ritardo. Chi non molla è, invece, il mitico Primo Rovis, l’ex industriale del caffè, che, nonostante l’età e l’inclemenza del tempo, arriva in galleria Fenice puntuale alle 18 e si piazza per un oltre un’ora su una sedia a lato della cassa della nuova liberia. «Pensavo proprio a te» si presenta Sgarbi senza scollare però lo sguardo dal blackberry. E basta la frase su Dipiazza per risvegliare Rovis: «Non sai quello che dici. Non mi riconosci neanche», dice l’ex industriale che nel 2001 finanziò la campagna elettorale triestina del critico d’arte contro Riccardo Illy (Quella del famoso slogan: «Io Illy me lo bevo»). «Non ti ricordi più di Primo Rovis. La notte dei tempi» dice sconsolato. E Sgarbi sempre fisso al blackberry: «E dai rimani. Non fare l’isterico. Ho solo risposto a una domanda. Mi ricordo benissimo. Non c’era il problema delle pietre che sono l’arte di Dio (Sgarbi ha scritto la prefazione al libro sulla collezione di minerali e fossili di Ipanema Rovis, ndr)».


È a questo punto che Rovis si alza: «Ah adesso ti sei accorto con chi stai parlando!». E Vittorio: «Mi sono accorto subito. Non posso rispondere come vuoi tu su Dipiazza. Ma perchè te ne devi andare...». Poi arriva la beffa involontaria: «Non me ne frega niente di chi sia il presidente del Porto. Dico solo che se fosse Rovis... se fosse Dipiazza continuerebbe a restare qua». Rovis che è già in piedi si dirige verso la porta e liquida così Sgarbi: «Salutami la mamma». E se ne va solitario. Una lezione di stile.


Ora finalmente, con gli irriducibili rimasti quasi due ore a scaldare la sedia e molti altri in piedi ha inizio il «Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri» (Bompiani, 360 pagine, 20 euro) di Vittorio Sgarbi. La presentazione spetta a Giangiacomo Martines, soprintendente fresco di nomina per i Beni culturali del Friuli Venezia Giulia. Sgarbi non poteva trovare nessuno meglio del soprintendente ”di ritorno” (operò in regione dal 2002 al 2004) per promuovere il suo viaggio. «Il prezzo del libro è la metà del suo valore - tuona Martines nella saletta strapiena della Svevo -. E il contenuto è incommensurabile». Quasi, quasi verrebbe voglia di prendere una copia e lasciare lì 40 euro...


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