«Il patto della jota? Non ci riguarda»

Alessandro Colautti alla cena che ha dato vita al “patto della jota” c’era, ed è pur vero che è un consigliere regionale del Nuovo Centrodestra. Ma l’Ncd a quella cena non c’era. Già, perché l’udinese...

Alessandro Colautti alla cena che ha dato vita al “patto della jota” c’era, ed è pur vero che è un consigliere regionale del Nuovo Centrodestra. Ma l’Ncd a quella cena non c’era. Già, perché l’udinese Colautti era un commensale «a titolo personale». E anzi «magari era lì per curiosità, forse per scortare un suo caro amico o anche solo perché una buona cena triestina da Suban non si rifiuta mai. Non lo sappiamo e comunque sono affari suoi. Certo non poteva dire nulla a nome di Ncd regionale – che non si è mai riunito per discutere di “patti” con alcuno – e tantomeno a nome del Ncd di Trieste, nel cui Coordinamento il consigliere Colautti da Udine non ha ovviamente né posto né ruolo». Così scrivono dal coordinamento provinciale Paolo Rovis, Claudio Grizon, Paolo Prodan, Lucrezia Chermaz, Marco Gabrielli. Il coordinatore provinciale Rovis peraltro giusto qualche giorno fa - dopo la cena della jota che ha visto riuniti accanto a Colautti il sindaco Cosolini, l'ex berlusconiano Roberto Antonione, Alessia Rosolen e Franco Bandelli (Un'Altra Trieste) e il deputato Pd Ettore Rosato e l'ex senatore Ferruccio Saro - si è astenuto sulla delibera di assestamento del bilancio in Consiglio comunale. Ma Ncd triestino precisa che «non aderisce ad alcun patto politico-culinario: né se viene battezzato col nome della jota, ancor meno se qualcuno cerca di infilarci di soppiatto un po' di frico friulano».

Quanto a Rovis, si è astenuto per un motivo preciso: è un documento che «forse per la prima volta dopo 40 mesi di giunta Cosolini dà finalmente risposte concrete alle istanze dei Triestini. Risorse per sistemare scuole, strade, marciapiedi, campi sportivi. Per i teatri, per l'assistenza sociale, per le famiglie in difficoltà, per i disabili. Una delibera già buona e ulteriormente migliorata dagli emendamenti presentati e quasi tutti accolti. Non avere ostacolato l'approvazione della delibera da parte di Ncd è stato perciò coerente sui contenuti e costruttivo. Fuori dalle vecchie logiche per cui l'opposizione deve votare contro anche ai provvedimenti giusti e la maggioranza deve dire di sì anche alle schifezze».

E se i consiglieri del “patto della jota” si sono anch’essi astenuti «ci fa piacere che abbiano condiviso il nostro medesimo atteggiamento propositivo. Altre motivazioni sono risibili» visto che peraltro «alla maggioranza di Cosolini non servono sostegni esterni». Conclusione: «L'unico patto che Ncd Trieste ha a cuore è quello, chiaro, quotidiano e trasparente, con i cittadini».

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