Il pensiero di Basaglia? «Resta sempre attuale ma è pure inattuato»



Una summa 40 anni dopo la morte di Franco Basaglia, ma anche un’occasione per parlare di libri, di cultura, e per riscoprire la Collana 180 - Archivio critico della salute mentale, iniziativa editoriale della Alphabeta Verlag: scrittori, psichiatri e operatori della salute mentale si sono riuniti nei giorni scorsi a San Giovanni per ricordare il luminare rivoluzionario, analizzandone il ruolo e gli impatti delle sue idee sulla società . «Basaglia è attuale ma è anche inattuato», ha commentato Pier Aldo Rovatti, autore di “Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero di Franco Basaglia”. «Potrebbe diventare ancora più attuale – ha continuato – poiché non c’è stata piena realizzazione delle sue idee. Adesso le cose stanno cambiando, c’è una consapevolezza maggiore delle sue idee ma anche una società “insterilita”, addormentata».

Sono riflessioni indirizzate soprattutto all’ambito dei servizi di salute mentale, istituzioni con «una grandissima responsabilità – ancora Rovatti – nel garantire e riconoscere quasi in automatico alle persone determinati diritti», come il diritto a stare male, per esempio, ma anche nel trovare dei limiti accettabili a qualcosa che talvolta può divenire «debordante», tale da mettere «addirittura in pericolo quegli stessi diritti». Si è poi discusso della sottile linea di conflitto fra volontà e obbligo nelle cure, oltre che della capacità di riuscire a dare dei suggerimenti, consigli e prescrizioni. È il complesso lavoro nell’ambito della salute mentale, sotto alcuni aspetti «radicale come l’ultimo Basaglia», perché - come ribadito nell’occasione - la professione è sempre intesa come intreccio fra competenza ed esercizio di politica, intesa come «arte della mediazione e del compromesso». Tema centrale del confronto è rimasta la «soggettività»: per Basaglia quest’ultima poteva rappresentare anche l’aggressività, la contestazione, la negazione dell’atto terapeutico, di fatto uno «spiazzamento meraviglioso» per l’operatore, una risorsa per questo sistema, «di fronte all’istituzione della medicina che impone la cura», ha spiegato infine Serena Goljevscek.—



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