Il perito conferma: il piccolo Simone morto per ipossia
Un’altra udienza a metà per il processo Ceretta. Ieri, di fronte al giudice monocratico Rossella Miele, è comparso soltanto uno dei due testimoni previsti dal calendario. Il magistrato ha ascoltato la testimonianza del solo dottor Furlan, l’ultimo dei testimonio chiamati a deporre dalla parte lesa. È stata invece rinviata al 9 luglio del prossimo anno la deposizione del primo dei testimoni della difesa, il dottor Del Frate.
I fatti risalgono all’ottobre del 2008. Il piccolo Simone Ceretta, figlio dell’assessore comunale Stefano Ceretta e della compagna Anna Culot, era morto all’ospedale Burlo Garofalo di Trieste pochi giorni dopo il parto. Nato a Gorizia in stato di coma era stato trasferito d’urgenza nella struttura pediatrica giuliana. Imputati di omicidio colposo per la morte del neonato sono i medici Daniele Domini e Luigi Caserta, difesi rispettivamente dagli avvocati Samo Sanzin e Riccardo Cattarini.
Ieri il dottor Furlan ha confermato quanto sostenuto nel corso dell’udienza del 23 ottobre dal dottor Macagno: che il piccolo Simone avrebbe potuto salvarsi se l’equipe medica avesse deciso di eseguire prima il taglio cesareo. Anche secondo le sue conclusioni il neonato è morto a causa della prolungata mancaza di ossigeno. Mentre Macagno ha illustrato per oltre tre ore alle parti le sue conclusioni, ieri l’udienza si è risolta in un’oretta. «In sintesi - riferisce l’avvocato Enrico Agostinis, legale di Ceretta -, Furlan ha spiegato che ad aver portato alla morte il piccolo Simone non può essere stato altro che l’ipossia».
A preoccupare Agostinis ora è la data fissata per la prossima udienza. «Spero che il rinvio a luglio sia dovuto al fatto che la dottoressa Miele dovrà assentarsi per un lungo periodo e vuole mantenere la titolarità del processo, altrimenti si rischia di dover ricominciare tutto da capo, riascoltando tutti i testimoni».
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