Il petrolio adriatico offerto a Obama dalla Croazia

Il presidente Josipovic, a colloquio con il presidente Usa, sottolinea le potenzialità dei giacimenti sottomarini in chiave antirussa
Josipovic, Obama, Komorowski (Polonia) e Plewnelijew (Bulgaria)
Josipovic, Obama, Komorowski (Polonia) e Plewnelijew (Bulgaria)

Prima una lunga intervista alla Cnn, concessa già nel marzo dello scorso anno. Poi, a inizio maggio, il viaggio negli Stati Uniti, con tappa in Texas per partecipare a un forum sull’energia. Infine, una chiacchierata informale a Varsavia, martedì sera, con il presidente americano Barack Obama, compagno di tavolata alla cena dei leader europei intervenuti a celebrare i 25 anni delle prime libere elezioni in Polonia. Sono sempre più frequenti le strizzatine d’occhio all’indirizzo di Washington del presidente croato, Ivo Josipovic, in prima fila per promuovere la Croazia come futura “mini potenza” energetica grazie ai giacimenti di gas e petrolio che custodirebbe l’Adriatico.

Josipovic che, ieri, ha postato sul proprio profilo Facebook una grande foto della stretta di mano con l’omologo americano, sorridente mentre osserva il politico più amato e rispettato, secondo tutti i sondaggi, del 28esimo membro Ue. Josipovic che, alla cena polacca, ha preso la palla al balzo per «informare» Obama «del potenziale della Croazia in termini di energia e sicurezza energetica», ha specificato una nota di Zagabria. «Appena ci siamo seduti a tavola - ha raccontato lo stesso Josipovic - ho avuto l’onore e l’opportunità di parlare con il presidente Obama, seduto accanto a me».

Una piattaforma petrolifera
Una piattaforma petrolifera

«Abbiamo discusso alcuni temi particolari e io ho posto l’accento su quello dell’energia», le sue parole. «In cooperazione con altri» - perché no, proprio con gli Usa - «la Croazia può contribuire alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento» del Vecchio continente, ha ribadito il presidente croato, sottolineando come l’oro nero e il gas di Zagabria potrebbero garantire «l’indipendenza energetica all’Europa centrale e orientale», tra le aree più delicate e più a rischio a causa della crisi ucraina e del problematico «monopolio della Russia» sui mercati europei. Non è dato conoscere la reazione del presidente Usa alle parole di Josipovic, ma è chiaro che la Croazia guarda verso ovest, anche verso l’America, per trovare partner – Exxon e Shell in testa - interessati all’esplorazione dei 29 blocchi di esplorazione in cui Zagabria ha suddiviso l’Adriatico. Obiettivo della Croazia, da sei anni in recessione, quello di incassare già nei primi cinque anni almeno 2,5 miliardi di dollari dalle attività di esplorazione, fortemente criticate dagli ambientalisti.
Neppure i problemi sulla demarcazione dei confini – a Nord con la Slovenia, a sud, nella penisola di Prevlaka, con il Montenegro – devono fermare la corsa all’oro nero e al gas.

«Faremo di tutto affinché l’esplorazione inizi al più presto», ha dichiarato il premier Milanovic durante l’incontro di lunedì con l’omologo montenegrino Milo Djukanovic. Sarebbe «irresponsabile» che per vecchi attriti si bloccasse lo sviluppo economico di Podgorica e Zagabria, gli ha fatto eco l’inossidabile Milo. Parole che fanno intuire quanto valore si attribuisca al tesoro nascosto nei fondali adriatici.
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